Liturgia: Girardi (liturgista), no a liturgie “anestetiche e anaffettive”, si a “liturgie vive”

“La liturgia spesso è vissuta come noiosa e lontana dalla vita, a causa di liturgie anestetiche e anaffettiva. Il nostro tempo avverte il bisogno di liturgie vive”. Lo ha detto don Luigi Girardi, dell’Istituto di liturgia pastorale Santa Giustina di Padova, intervenendo al convegno “La liturgia a sessant’anni dalla Sacrosanctum Concilium. L’ Ufficio liturgico nazionale e la riforma liturgica in Italia”, in corso alla Pontificia Università Urbaniana fino al 25 novembre. “La vera questione non è coniugare la liturgia con la vita: è che la liturgia sia viva”, la tesi del relatore, secondo il quale “non si celebra per compiacere se stessi; ma per metterci davanti a Dio”. No, allora, ad ogni forma di protagonismo: “per celebrare occorre decentrarsi da sé e orientare tutto a Dio. È questa la tipicità dell’agire rituale, che comporta un certa separazione dal contesto e dalle modalità dell’agire ordinario”. Tra le sfide da raccogliere nel nostro tempo, Girardi ha citato “la necessità di una maggiore attenzione alla corporeità e all’ importanza del linguaggio estetico, cioè della percezione dei sensi”. “Non serve la rincorsa alla novità, né l’appuntamento sui linguaggi della quotidianità, ma la paziente, coraggiosa e attenta disponibilità ad assumere il nostro tempo per aprirlo ad una trascendenza che trasformi il senso della vita”, ha concluso il liturgista.

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