Nigeria: don Ikwu (Owo), ad Acs “chiediamo a chiunque possa, di aiutarci nelle indagini sul campo. Rispondiamo al male con la pace”

“Non abbiamo ancora niente di concreto. Ci sono state così tante speculazioni, ma non vogliamo seguire ipotesi che potrebbero rivelarsi errate. Alcune delle speculazioni suonano abbastanza logiche e si adattano alla situazione generale del nostro Paese in questo momento, come l’insicurezza, i disordini politici e i conflitti tra pastori Fulani e agricoltori. Sebbene non affermiamo che queste speculazioni siano false, non le confermiamo nemmeno. Sono possibilità, ma finché non siamo in grado di renderci conto dei fatti non possiamo dirlo. Si spera che qualcuno venga catturato e confessi i veri motivi dietro l’attacco”: così don Augustine Ikwu, direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della diocesi di Ondo in Nigeria, fa il punto sull’attentato di domenica di Pentecoste a Owo, i cui esecutori non sono stati ancora identificati. Il bilancio è drammatico e ancora provvisorio, spiega il sacerdote in un’intervista ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs): “I dati non sono ancora definitivi. I morti, in obitorio, sono 38, di questi cinque bambini, una femmina e quattro maschi; due adolescenti, una ragazza e un ragazzo; dodici uomini adulti e diciannove donne adulte. Stiamo ancora cercando di risalire ai nomi di coloro che sono in ospedale”. “Questo è uno Stato pacifico ed è difficile credere che i musulmani locali farebbero qualcosa del genere. C’è sempre stata una chiara divisione tra i musulmani del nord e del sud. I musulmani che vivono nella nostra regione sono relativamente pacifici e si sono esposti pubblicamente per condannare questa atrocità. Quindi non possiamo attribuire loro quanto accaduto” aggiunge il sacerdote in merito ad eventuali responsabilità. Don Ikwu invita “il mondo intero a ricordarci nelle sue preghiere, a pregare per i defunti, i feriti e le loro famiglie nella diocesi. Oggi abbiamo iniziato una novena e chiediamo a tutti di unirsi a noi. Chiediamo inoltre, a chiunque possa, di aiutarci nelle indagini sul campo. Ma vorremmo anche chiedere al mondo di essere consapevole della situazione di insicurezza, non solo nel nostro Stato ora, ma nell’intero Paese, perché a questo punto l’insicurezza ha letteralmente preso il controllo della nazione. E se potessi dire qualcosa all’attuale governo, direi che non è disonorevole dimettersi quando ci si trova di fronte a una situazione che non si può gestire. Se il Paese è diventato ingovernabile, dovrebbe essere onorevole dimettersi e lasciare spazio a qualcuno che potrebbe essere in grado di gestirlo meglio. Non dobbiamo permettere che l’avidità ci guidi”. Per i cristiani l’appello è a “non farsi giustizia da sé. Anche in queste situazioni, rispondiamo al male con la pace”.

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