Brexit: cittadini britannici che risiedono nell’Ue perdono i diritti connessi alla cittadinanza europea. Compreso il diritto di voto

“Il cittadino britannico che risieda da oltre 15 anni all’estero non è più autorizzato a partecipare alle elezioni indette nel Regno Unito”. Questo dice una norma del Regno Unito. E con la Brexit, il Regno Unito ha altresì deciso che i cittadini britannici che risiedono nell’Ue perdano i diritti connessi alla cittadinanza europea. Quindi non possono più votare o essere eletti nemmeno nel loro nuovo Paese di residenza. Questo ha messo in evidenza la Corte di giustizia dell’Unione europea chiamata in causa da una cittadina britannica residente in Francia dal 1984 e sposata con un francese: cancellata dalle liste elettorali del comune di residenza (Thoux), non ha ottenuto la re-iscrizione, perché non ha la cittadinanza francese. Quindi non potrà più esercitare da nessuna parte il suo diritto di voto. “Dal momento del recesso del Regno Unito dall’Ue, il 1° febbraio 2020”, il semplice trasferimento della residenza non garantisce i benefici dello status di cittadino dell’Unione né, “in particolare, del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nel loro Stato membro di residenza”, si legge in un comunicato della Corte, “anche qualora siano altresì privati, in forza del diritto dello Stato di cui sono cittadini, del diritto di voto alle elezioni indette da quest’ultimo Stato” (come è il caso per i britannici con la legge dei 15 anni). Invece i cittadini di uno Stato Ue sono anche cittadini dell’Unione e quindi hanno “diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nello Stato membro in cui risiedono”, come i cittadini di quello Stato. Ma i trattati non sanciscono tale diritto in favore dei cittadini di Stati terzi, come è ora la Gran Bretagna. Non ci si lamenti, pare dire la Corte: è “una conseguenza automatica della sola decisione sovrana adottata dal Regno Unito di recedere dall’Unione”.

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