Agricoltura: Fai-Cisl, aumentano i lavoratori stranieri, sono 358.314. “Snellire burocrazia per contrastare sfruttamento e lavoro nero”

“Con un aumento delle giornate di lavoro a 122.174.248 e con 358.314 lavoratori stranieri impiegati, l’agricoltura italiana si è confermata nel 2021 un driver della ripresa post-pandemica e dell’inclusione socioeconomica: ora servono politiche più adeguate di programmazione per rendere strutturale il contributo dell’immigrazione, a partire dallo snellimento burocratico rispetto ai permessi di soggiorno, se vogliamo colmare la mancanza di manodopera denunciata dalle imprese e contrastare sfruttamento e lavoro nero”. Così il segretario generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota, commenta i dati del nuovo Dossier statistico immigrazione, curato da Idos con Centro studi Confronti e Istituto di studi politici “S. Pio V”, presentato oggi in tutta Italia. I lavoratori stranieri impiegati in agricoltura – emerge dal Dossier – hanno registrato un lieve aumento nel 2021, essendo stati 357.768 nel 2020. In più casi questi lavoratori, come accade per gli italiani, hanno avuto contratti nel corso dell’anno con più datori di lavoro. “Sulla totalità delle giornate di lavoro – informa il sindacalista – quelle relative agli stranieri sono 37.184.001, cioè il 30,4%. Anche questo è un dato in crescita costante e dimostra il ruolo determinante dell’immigrazione nel comparto primario, legato anche al mancato ricambio generazionale rispetto ai lavoratori italiani: sempre più giovani italiani infatti si avvicinano all’agricoltura con obiettivi imprenditoriali, molto meno nell’ambito del lavoro dipendente. Diminuiscono lievemente i lavoratori rumeni, polacchi, slovacchi, ma anche marocchini e senegalesi, comunità presenti costantemente nel settore ma evidentemente più attratte dal ritorno nel proprio Paese o da altri settori diventati recentemente più remunerativi, come edilizia e trasporti. Mentre aumentano bangladesi, albanesi, pakistani, nigeriani, malesi, gambiani”. Questa è una tendenza – commenta Rota – che riflette in parte il generale cambiamento dei flussi migratori verso l’Italia ma che richiede anche politiche specifiche per incentivare in agricoltura la formazione professionale e il lavoro di qualità, l’inclusione sociale e culturale, la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: sarà molto importante, da questo punto di vista, che il nuovo governo ci aiuti a contrastare e prevenire ogni forma di sfruttamento e discriminazione, anche attraverso i fondi già previsti dal Pnrr, e che come parti sociali si valorizzi il ruolo degli enti bilaterali territoriali sulla scia di quanto già fatto, in modo virtuoso, con diversi progetti pilota”.

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