Affido: Chistolini (Ciai), “assurdo pensare di ridurre a zero l’allontanamento. Famiglia d’origine non è sempre miglior soluzione possibile”

“Sul fatto che l’allontanamento di un bambino dalla famiglia sia un’esperienza dolorosa e che vada prevenuto con un progetto di presa in carico, in una logica di tutela dei diritti dei minori, non ci sono dubbi. Ma pensare di ridurre a zero, eliminare quindi, l’allontanamento è assurdo”, dice Marco Chistolini, psicologo e psicoterapeuta, responsabile scientifico di Ciai (Centro aiuti all’infanzia). Che precisa: “Certamente tutti stiamo lavorando perché si possa evitare al maggior numero possibile di bambini e di bambine questa terribile esperienza, ma affermare che la famiglia d’origine sia in ogni caso la migliore soluzione possibile non ha senso”. La situazione attuale, oltretutto, non è come viene prospettata dai fautori del Ddl approvato ieri dal consiglio regionale del Piemonte “Allontanamento zero” che non nasce, quindi da un reale bisogno: in Piemonte il tasso di “allontanamento” reale dalla famiglia d’origine e dal contesto familiare allargato riguarda una percentuale minima di bambini e ragazzi (oscillante tra lo 0,23% del 2020 e lo 0,24% del 2021), ben al di sotto del tasso di allontanamento della maggior parte dei Paesi occidentali. E il 98% dei minori in difficoltà, in questa regione, viene seguito a casa o presso parenti. E non si può nemmeno sventolare, come è stato fatto, che l’allontanamento viene praticato in caso di difficoltà economica della famiglia, che, quindi, si potrebbe sostenere con interventi diretti, perché anche in questo caso le statistiche ci dicono che nessun bambino risulta allontanato per “povertà”. Le motivazioni sono ben altre: trascuratezza materiale ed affettiva (28,92%), incapacità educativa (24,42%); dipendenze (19,27%), maltrattamento (12,46%), gravi problemi del minore (7,72%), sospetto abuso (3,08%). “La vera emergenza, in Italia -precisa Chistolini – è il numero di bambini in situazioni ad alto rischio che non vengono allontanati. Salvo poi, stracciarsi le vesti quando si leggono atroci fatti di cronaca di violenze sui minori”. Queste violenze, lo ricordiamo, nel 91,4% avvengono nella sfera familiare (dati Terres des Hommes e Cismai). “Dopo anni in cui, con rigore professionale e tanta passione, molti operatori hanno difeso e cercato di promuovere l’affido come strumento di tutela di tanti bambini e tante bambine, arriva questo colpo di spugna. Il Disegno di legge regionale approvato ieri a Torino ci riporta indietro di 50 anni. E dire che proprio in quella città nacque nel 1971 il primo ‘sistema degli affidi’ nel nostro Paese”, aggiunge Graziella Teti del Consiglio direttivo di Ciai, associazione nata nel 1968 per promuovere in Italia l’adozione internazionale.

 

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