Regolarizzazione migranti: Forti (Caritas), “sarebbe operazione di grande civiltà, a partire da braccianti e colf”

“Sarebbe auspicabile una regolarizzazione di tutti i lavoratori stranieri nell’immediato. Ma anche iniziare dall’agricoltura e dalla collaborazione domestica e poi finire in autunno con il resto del sommerso sarebbe comunque una operazione di grande civiltà, di cui il nostro Paese ha enorme bisogno”. Così Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, commenta al Sir il dibattito sulla regolarizzazione di circa 600.000 lavoratori stranieri irregolari, come auspicato dalla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, da inserire nel “Decreto maggio” che in settimana potrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri. Nelle intenzioni della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese la priorità sono i braccianti agricoli (circa 200 mila) e le colf e badanti (altre 200.000). “Vista la situazione complicata dal coronavirus – precisa Forti – chiediamo di permettere almeno a chi è impegnato nell’agricoltura di regolarizzare la propria posizione. Questo può andare a beneficio della filiera alimentare e può avviare un processo che sia maggiormente compreso dall’opinione pubblica”. Altrimenti, prosegue, “il rischio è che i lavoratori che vivono da anni in quelle condizioni paghino un prezzo altissimo, mentre i consumatori potrebbero affrontare costi ancora più elevati e meno disponibilità di prodotti sul mercato”. “E’ chiaro – precisa – che non abbandoneremo l’idea di una regolarizzazione su più ampia scala, che però richiede il coinvolgimento di altri attori in tema di orientamento, formazione, accompagnamento per le pratiche. Perché la procedura di regolarizzazione non avviene in un giorno. Servono anche una serie di misure a sostegno, a partire dal superamento dei ghetti”. “La regolarizzazione – puntualizza – sarebbe solo un primo passo di una serie di azioni che andranno fatte per sistemare un settore abbandonato a sé stesso, come politiche abitative territoriali e altre misure di sostegno per dare a queste persone una dignità a 360°. Creare le condizioni per un confronto ad ampio spettro sarebbe davvero una ripartenza con il piede giusto”.

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