Sfollati interni: Santa Sede, “è impossibile rimanere in silenzio di fronte alle immagini inquietanti dei campi”

“Incoraggiare i media e la società in senso più ampio, nonché i governi, a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà che affliggono” gli sfollati interni. È uno degli inviti contenuti negli Orientamenti pastorali per gli Ipd (Internally Displaced People) elaborati dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e pubblicati oggi. Secondo il Dicastero pontificio, gli sfollati interni “dovrebbero essere considerati ‘rifugiati’, alla stregua di quelli formalmente riconosciuti dalla Convenzione sui rifugiati del 1951, perché sono vittime dello stesso tipo di violenza”. Di qui l’appello alle Chiese locali, “messe alla prova dal fenomeno dello sfollamento interno, a migliorare le loro conoscenze e competenze sugli Idp e a offrire a quest’ultimi tutti gli strumenti e le risorse disponibili”, anche attraverso il coinvolgimento delle Università cattoliche e dei centri studi, oltre che dei parroci e degli operatori pastorali, affinché promuovano nelle loro comunità “una visione positiva degli sfollati interni”.
Per evitare “tensioni” tra le comunità ospitanti, spesso in condizioni precarie, e gli Idp, nel documento si chiede alla Chiesa cattolica “un approccio all’aiuto umanitario ampio ed equilibrato da parte di tutti gli attori”, mentre l’invito agli Stati donatori è ad “adeguare i loro aiuti e la loro assistenza per includervi lo sviluppo di infrastrutture sanitarie, educative e di servizio sociale nelle aree di accoglienza subito dopo l’arrivo”.
Sul piano internazionale, è essenziale “una responsabilità condivisa tra governi nazionali e amministrazioni locali”, incoraggiando “la partecipazione degli sfollati interni in tutti i processi decisionali che li riguardano”. “È impossibile rimanere in silenzio di fronte alle immagini inquietanti che mostrano scorci di campi di rifugiati e di sfollati in tutto il mondo”, l’appello, insieme a quello di “richiedere per gli Idp soluzioni alternative, eque e durature, fuori dai campi e la consultazione e il coinvolgimento delle comunità degli sfollati interni nella progettazione di tali soluzioni”. Per quanto riguarda i campi temporanei, occorre “chiedere alle autorità competenti di garantire l’accesso ai servizi di base e a condizioni di vita dignitose agli sfollati interni”, persone che “hanno cercato di sfuggire a un destino insopportabile, solo per finire a vivere in sistemazioni di fortuna e ancora bisognose di tutto”.

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