Anniversario frana di Sarno: geologi, “dopo Covid-19 Paese riparta da investimenti per la messa in sicurezza dei territori”

Dopo 22 anni dalla tragedia di Sarno, che provocò 160 vittime, “oggi c’è una maggiore percezione dei rischi. Tanti interventi nel Paese sono stati eseguiti e, grazie alla normativa di settore emanata in seguito a quei drammatici eventi, è stato possibile definire le aree a rischio in tutto il territorio nazionale e pianificare il possibile utilizzo delle stesse”. Lo afferma il presidente del Consiglio nazionale dei geologi (Cng), Francesco Peduto, che, tuttavia, ribadisce come l’Italia resti però un Paese fragile dal punto di vista del dissesto idrogeologico: “In un Paese dove circa il 91% dei comuni presenta aree a rischio più o meno elevato, che detiene il poco invidiabile record del numero di frane di tutto il continente europeo – oltre 700mila, circa l’80% del totale – molto resta da fare, soprattutto in termini di azioni concrete di mitigazione e gestione dei rischi, individuati attraverso la realizzazione di interventi strutturali e non strutturali, il presidio e il monitoraggio del territorio ed una sua seria e continua manutenzione” spiega il presidente del Cng.
“In queste settimane l’Italia sta vivendo forse il momento più difficile dal secondo dopoguerra a causa dell’emergenza Covid-19, che ha prodotto tanti lutti ed ha messo in ginocchio l’economia del Paese, – continua il geologo campano -, ma proprio per questo è importante ripartire, con interventi che agiscano non solo nella fase di emergenza, ma anche nel periodo post-emergenziale. E tra le tante cose da mettere in campo c’è la predisposizione di strumenti per la piena ripresa di opere pubbliche infrastrutturali materiali e immateriali, che devono comprendere anche la risoluzione delle problematiche inerenti la difesa del suolo”.

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