Coronavirus Covid-19: vescovi Perù, “promuovere un nuovo patto per la vita”

La pandemia del Covid-19 “sta minando le basi della convivenza universale; è una crisi biologica, economica e antropologica; allo stesso modo, è una crisi di comunicazione. Papa Francesco in questo contesto ci dice che la nostra civiltà deve operare un cambiamento, deve ripensarsi e rigenerarsi. Siamo pertanto invitati ad assumerci la nostra responsabilità e ad affrontare la sfida per un nuovo umanesimo; cioè un nuovo modo di essere e di vivere insieme”. È l’invito che arriva dalla Conferenza episcopale peruviana (Cep), attraverso un messaggio diffuso ieri dal proprio Consiglio permanente, nel momento in cui si stanno moltiplicando nel Paese i contagi di coronavirus (47.372, il secondo Paese dell’America Latina, con 1.344 persone decedute). “In questo senso – prosegue il testo firmato dalla Presidenza della Cep – dobbiamo promuovere un’alleanza tra scienza, etica e politica, la cui base deve essere un nuovo patto per la vita, espresso in un sistema politico che non deve essere autoreferenziale, ma deve essere veramente al servizio di tutti i peruviani, in particolare dei più vulnerabili”. Secondo i vescovi, “questa pandemia colpisce tutti noi e ci impone di rispondere con responsabilità e dignità al momento in cui viviamo; pertanto, dobbiamo rispettare le disposizioni delle autorità e degli operatori sanitari del Paese, come obbligo di coscienza”.
Tra le categorie bisognose di maggiore attenzione e protezione, vengono citati “gli anziani, i malati, i poveri, gli emarginati e coloro che richiedono un’attenzione speciale, come le migliaia di compatrioti che stanno cercando di raggiungere il loro luogo di provenienza”. Sono numerosi, infatti, i peruviani originari della zona andina, la meno colpita dall’epidemia, che stanno cercando di raggiungere, da Lima, le località d’origine, anche camminando sulle autostrade vuote per centinaia di chilometri “È tempo di praticare la carità all’interno della famiglia e la solidarietà verso i più bisognosi e vulnerabili”, avvertono i vescovi, che fanno presente anche la situazione dei migranti e delle persone che vivono in strada. Ed è “urgente occuparsi della situazione di coloro che stanno perdendo il lavoro”, la stragrande maggioranza dei quali “vive giorno per giorno”. Ciò richiede “l’azione determinata del Governo, con politiche economiche in cui prevalga il grande valore della vita, nella sua dimensione umana e sociale”. Il messaggio accenna, poi, al sovraffollamento nelle carceri. Nel ringraziare coloro che sono impegnati in “prima linea” nella lotta contro il virus, la Cep conclude affermando che la Chiesa “ribadisce il suo impegno nel servizio e aiuta i fratelli più bisognosi attraverso la Caritas diocesana, le Caritas parrocchiali, le congregazioni religiose, il volontariato e con il servizio di supporto spirituale telefonico”, da poco attivato.

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