Myanmar: mons. Ba Shwe (Loikaw), 60.000 cattolici su 90.000 sono sfollati nella giungla. 40 edifici attaccati, bruciati, bombardati. “Abbiamo bisogno di giustizia, pace e diritti umani”

“Preghiamo continuamente per la pace e la giustizia ma il nostro popolo digiuna e vive nella fame dal colpo di stato del 2021”. Anche il Myanmar che da circa tre anni sta vivendo una delle pagine più oscure della sua storia, si unisce alla giornata di preghiera mondiale per la pace che fortemente voluta da Papa Francesco, si celebra il 27 ottobre. È il vescovo della diocesi di Loikaw, mons. Celso Ba Shwe ad assicurarlo al Sir. Da Roma dove sta partecipando al Sinodo, il cardinale Charles Bo ha invitato con una lettera i fedeli cattolici e cristiani del suo Paese, seguaci delle religioni, e uomini e donne di buona volontà ad aderire all’appello del Papa. L’invito è stato rilanciato dai vescovi locali e la giornata di preghiera sarà osservata anche qui, in una terra provata dalla guerra civile e da una comunità cristiana fortemente colpita da carestia, sfollamenti forzati, attacchi militari, povertà. A descrivere la situazione da Loikaw è il vescovo. “Circa 60.000 cattolici su 90.000 sono stati costretti a sfollare nella giungla e in villaggi remoti dove non c’è cibo a sufficienza, nessun riparo sicuro e mancanza di assistenza sanitaria”, racconta.  Anche la vita della Chiesa ha risentito della emergenza umanitaria. Solo nella diocesi di Loikaw, 26 parrocchie su 41 sono state temporaneamente chiuse e abbandonate a causa del conflitto armato e più di 40 edifici legati alla religione sono stati attaccati, bruciati, bombardati e profanati, comprese chiese parrocchiali, cappelle di villaggio, conventi, case di formazione, sale parrocchiali e clinica gestita dalla chiesa. Molti sacerdoti, religiose e catechisti sono tra gli sfollati e accompagnano i loro fedeli per continuare a fornire assistenza pastorale”. Alla domanda, di cosa la popolazione ha più bisogno, il vescovo risponde: “di giustizia, pace e diritti umani”. E poi aggiunge una lista di “beni” di primissima necessità: “cibo, assistenza sanitaria, istruzione per i bambini e aiuti salvavita. Sono questi i bisogni più urgenti”. Mons. Ba Shwe guarda alla Giornata del 27 con speranza: “È essenziale pregare per la pace e la giustizia. Ma è ancora più importante sapere che tutti siamo chiamati da Dio ad una conversione del cuore. La preghiera e il digiuno sono buoni, ma la conversione personale è la garanzia perché la pace possa fiorire, ed è frutto della vera preghiera e del digiuno”.

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