Istituto universitario europeo: Cardini, “rinominare il Natale? Una proposta insensata”

“Non ci sono risposte soddisfacenti da fornire a una proposta insensata. Che solo provino, all’Istituto Universitario Europeo o altrove, a cancellare tutti i simboli cristiani dal nostro linguaggio internazionale, dall’arte, dalla cultura, dal folklore. Con che cosa sostituirete il Nome di Gesù: con il Sole? Con la Luce? Con la Pace? Con la Giustizia? Con l’Arcobaleno? Ohimè, signori sovvertitori del linguaggio, sono tutti Nomina Sacra, simboli cristici. Distruggete i presepi, chiudete le chiese, abbattete anche gli alberi di Natale ch’erano vecchi simboli pagani ma ai quali il Cristo ha dato la luce. Fate quello che volete. Il Nome del Cristo lo canteranno gli uccelli dell’aria, lo grideranno le pietre, lo urleranno i venti e gli oceani. A vostra vergogna”. Così lo storico Franco Cardini risponde su Toscana Oggi alla proposta, poi ritirata, dell’Istituto universitario europeo di Fiesole (Eui) di rinominare “l’ex festa ‘Natale” per ottemperare con gli obblighi del “Piano per l’uguaglianza etnica e razziale dell’Eui”, come risultava in un messaggio diffuso con una nota interna. “Parliamoci chiaro. È già successo una volta: e lo racconta il libro del Genesi – osserva Cardini -. Un re superbo sino alla follia, una torre alta fino al cielo, la confusione di linguaggi, la dispersione delle genti. In questo momento così difficile per il mondo, di guerre insensate che potrebbero da un momento all’altro allargarsi e mettere in pericolo l’umanità, è giunto il momento di chiederci come siamo potuti arrivare a tanto. In qualunque campo. Anche nel linguaggio”. “L’iperbole della libertà assoluta per tutti e del rispetto sacrosanto dovuto a ciascuno, ma totale e perfetto, era in realtà un’utopia – prosegue -, un sonno della ragione: e ha generato come al solito un mostro, il politically correct. Ma guardatevi dal farvi beffe del ridicolo: può uccidervi. Il mostriciattolo insulso ha prodotto un figlio peggiore. La ‘cancel culture’. Il morbo ha invaso i media, confondendo i linguaggi e avvelenando le capacità di raziocinio. Finora, i dotti e i saggi hanno reagito con fastidio e con indifferenza. Sbagliavano. Ormai, il contagio ha toccato anche i palazzi del potere e le sedi delle accademie”. “L’Istituto Universitario Europeo di Firenze, una realtà di eccellenza, un’Atene dell’Occidente, si è ammalato a sua volta – afferma Cardini -. Ora, i suoi dirigenti – alla guida di studenti che provengono da ogni dove – si preoccupano…di non turbare le loro coscienze in rapporto alle prossime feste. Non è etnocentrico, non è razzismo culturale e spirituale il chiamar ‘Natale’  il prossimo 25 dicembre? E i musulmani, e gli ebrei, e i buddhisti, e gli atei, come potranno prendere questa ennesima soperchieria occidentale? Inutile rispondere che ormai l’Occidente è al massimo postcristiano, che in fondo il 25 dicembre fu a suo tempo preso a prestito dalle feste del solstizio d’inverno nella Roma imperiale, che oggi tutto il mondo numera gli anni da quello convenzionale della nascita del Cristo e nessuno sembra (per ora…) preoccuparsi”.

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