Diocesi: mons. Caputo (Pompei), “da cristiani chiamati a entrare in questa casa di preghiera e, santificati, a uscire per ricostruire l’umanità”

(Foto: diocesi di Pompei)

“Il beato Bartolo Longo, il 5 maggio del 1901, in occasione dell’inaugurazione di questa monumentale facciata dedicata alla pace universale, nel suo storico discorso, riferendosi al santuario, pronunciò queste parole: ‘Con quell’amore con cui l’avete edificato, finitelo, custoditelo, accrescetelo’. Il fondatore chiedeva di continuare a rendere sempre più bella la casa di Maria, così come si addice a una Regina, che è anche nostra Madre, Madre soprattutto dei più fragili e dei più indifesi. Oggi, in obbedienza al beato, aggiungiamo un altro tassello a questo tempio che genera in tutti il senso dello stupore”. Lo ha detto stasera l’arcivescovo di Pompei, mons. Tommaso Caputo, benedicendo la nuova porta di bronzo di ingresso della navata laterale di destra della basilica mariana. L’opera è dedicata al beato Bartolo Longo e alla consorte contessa Marianna Farnararo de Fusco e alla loro missione fondatrice ed evangelizzatrice. A realizzare l’opera è stato don Battista Marello, sacerdote e artista, già autore del portale centrale della basilica, inaugurato il 5 maggio 2021. La nuova realizzazione è stata possibile grazie alla generosità della famiglia Canciello.
“La porta è un potente simbolo evangelico. È Cristo stesso a definirsi, nel Vangelo di Giovanni, ‘la porta delle pecore’ (Gv 10,7). È Lui la porta per entrare nel regno dei Cieli. È Lui a riaprire la porta chiusa a causa del peccato di Adamo ed Eva. È Lui la porta che accoglie ogni uomo e ci rende fratelli”, ha evidenziato, spiegando che “la porta, per un edificio sacro, diventa emblema di una Chiesa che trova forza nell’Eucarestia, incontro con il Signore vivente e, subito dopo, esce nelle strade dell’uomo”.
“Lo vediamo bene – ha osservato – nel nostro santuario. Le sue porte, varcate ogni giorno da migliaia di pellegrini, sono braccia aperte, rifugio sicuro per gli uomini e le donne del nostro tempo. Tutti sono accolti dalla Madre, Ianua Coeli-Porta del Cielo, che li accompagna all’incontro con Gesù. Tutti entrano in chiesa, ma poi ne escono, ricchi dell’incontro col Signore Risorto e con la Sua e nostra Madre, e tornano a vivere nella quotidianità, da missionari, capaci di gesti che cambiano e fanno nuova la storia dell’umanità”.
L’arcivescovo porta l’esempio “di una coppia straordinaria, Bartolo Longo e la consorte Marianna, della quale l’anno prossimo ricorderemo il centenario della morte, avvenuta qui a Pompei, il 9 febbraio 1924”: “Essi hanno trovato forza nel Signore e realizzato imprese mirabili edificando il santuario e le opere di carità. Sono opere che muovono le montagne, raddrizzano i sentieri di vite, spesso giovani vite, che altrimenti avrebbero conosciuto oscuri punti d’arrivo”.
Mons. Caputo ha auspicato: “Questa nuova porta sia perenne ricordo che, da cristiani, siamo chiamati a entrare in questa casa di preghiera per ricevere la grazia che santifica e, poi, a uscire nelle strade per ricostruire con le nostre azioni concrete l’umanità su nuove fondamenta: pace, fraternità, perdono, giustizia. La Madonna e il beato Bartolo Longo ci aiutino a diventare, per il mondo, speranza e luce!”.

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