Ucraina: Pallucchi (Forum Terzo settore), “servono regole chiare e condivise per l’accoglienza dei profughi”

“Il terzo settore è in prima linea nell’accoglienza dei profughi ucraini ma vogliamo un quadro giuridico, finanziario e procedurale chiaro e definito, in cui siano ben definiti il nostro ruolo e quello del settore pubblico, per permetterci di operare nel miglior modo possibile”. E una richiesta all’Europa “di regolare i flussi nei diversi Paesi per una accoglienza condivisa”. Lo ribadisce al Sir la portavoce del Forum del Terzo settore Vanessa Pallucchi, commentando i nuovi interventi normativi del governo italiano legati alla gestione dell’accoglienza dei profughi provenienti dall’Ucraina. Ad oggi sono circa 2.400 gli ucraini ospitati nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e nei Sai sui 47.153 arrivati finora in Italia, di cui 24.032 donne, 4.052 uomini e 19.069 minori. La maggior parte hanno trovato riparo presso familiari o amici. Le organizzazioni del terzo settore chiedono, tra l’altro, “un’accoglienza diffusa nei territori e procedure chiare per tutelare i minori non accompagnati e monitorare le famiglie che ricevono fondi per ospitare i profughi”. “Servono coordinamenti con tutti gli attori, sia a livello nazionale sia di prossimità – precisa Pallucchi -, con il ruolo centrale di regioni e comuni, in modo che i soggetti possano dare risposte ai bisogni. Eviteremmo il più possibile strutture collettive molto grandi, tipo i centri di prima accoglienza”. Sull’entità dei flussi “la verità è che non ci sono cifre o previsioni – risponde -. La Protezione civile sta lavorando in tal senso ma non sappiamo come le persone si muoveranno”. In questo senso la richiesta all’Europa è di “regolare anche i flussi nei diversi Paesi” per “una accoglienza condivisa”. In merito alla proposta governativa di assegnare fondi alle famiglie che ospitano profughi ucraini, tramite il filtro del terzo settore, Pallucchi pensa che dipenda dall’entità numerica dei flussi: “Va bene le somme alle famiglie, a patto che ci siano protocolli molto chiari per controllarle: per quanto tempo, la tipologia, il monitoraggio. Poi bisogna fare una operazione di integrazione, l’istruzione per i bambini, e un lavoro di supporto anche al mondo della scuola”. “Abbiamo fatto richieste al governo italiano – aggiunge – perché il terzo settore possa operare nella tranquillità, con efficacia e nella garanzia di una accoglienza dignitosa delle persone. Ora attendiamo risposte”.

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