Cei: la preghiera per la pace ed i morti in Ucraina e per il Covid. Mons. Russo (segretario), “Occorre chiedere a Dio il dono di essere purificati dall’interno”

foto SIR/Marco Calvarese

“Dal 2 marzo, ogni giorno le Conferenze episcopali d’Europa si stanno alternando per pregare più insistentemente per chiedere il dono della pace e ricordare le vittime del Covid. Oggi tra l’altro è la giornata nazionale per le vittime del Covid. Celebriamo con questo ricordo, presentando a Dio tutta la nostra umanità. Lo facciamo unendoci con la preghiera che dal mercoledì delle ceneri sta attraversando tutta l’Europa: da paese a paese, da Conferenza episcopale a Conferenza episcopale, da altare ad altare”. Sono queste le parole con le quali mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, ha iniziato la predica della messa celebrata stamattina nella cappella della Cei a Roma, rispondendo all’invito della presidenza della Conferenza episcopale europea a tutte le Conferenze episcopali nazionali, di unirsi in preghiera per invocare la pace e pregare per le vittime causate dalla guerra e per i morti della pandemia di Covid-19. “Siamo sulla stessa barca ci ha ricordato il Padre, spesso anche noi abbiamo ripetuto che ci salviamo insieme, solo insieme. E salvarsi, lo sappiamo bene, non significa solo scampare la morte. Significa cercare di conservare l’umanità in mezzo alle tante sofferenze che i nostri occhi vedono e questo potrà avvenire solo stando insieme, camminando insieme, anche guardando insieme al volto e al cuore di una Chiesa chiamata ad un continuo rinnovamento”. Mons. Russo ha ricordato nel suo discorso l’impegno della Chiesa italiana nel cammino sinodale che l’accompagnerà fino al 2023, un’occasione per sfruttare la possibilità di rinnovamento. “Abbiamo pregato con la colletta ‘donaci di essere intimamente purificati dall’impegno penitenziale della Quaresima, per giungere alla Pasqua intimamente trasformati’. Occorre chiedere a Dio il dono di essere purificati dall’interno, nelle parti più profonde della nostra vita, se vogliamo davvero fare un cammino. Mi vado convincendo sempre più che il cammino insieme parta proprio da questa purificazione intima di ciascuno, prima ancora che da qualche capacità organizzativa. Si tratta di avere una nuova postura per provare a metterci in cammino”.

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