Ucraina: card. Betori (Firenze), “siamo testimoni della natura diabolica della violenza”. “Immagini diffuse rispettino dignità persone, specialmente bambini”

“La natura diabolica della violenza emerge con tutta evidenza nella guerra di cui siamo testimoni in questi giorni. Ci lascia sgomenti e al tempo stesso ci invita a farci partecipi delle sofferenze di quanti ne sono vittime”. Così il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, nell’omelia della messa per la pace in Ucraina e per le vittime della guerra, celebrata questa sera nella basilica della Santissima Annunziata dal vicario generale mons. Giancarlo Corti in sostituzione del card. Betori che si trova ancora in quarantena dopo essere risultato positivo al Covid. Nell’omelia letta da mons. Corti, commentando la vicenda di Giuseppe e dei suoi fratelli, il porporato spiega: “Anche là dove si annida l’odio, si può fare spazio un sentimento e un gesto di umanità. Il tentatore ci vuole catturare, ma la nostra libertà non è mai lesa al punto da impedire la scelta del bene. Ed è su questa libertà esercitata in vista del bene che si inserisce il disegno di Dio”. “L’esercizio della libertà in vista del bene e la fede in un Dio che guida la storia anche tra le contraddizioni degli uomini, anche tra i cristiani, costituiscono il duplice orizzonte che deve illuminare la nostra coscienza in questi giorni”. “Come comunità religiosa – il monito di Betori – non abbiamo il potere politico e tantomeno militare di fermare una guerra, ma possiamo e dobbiamo richiamare ai valori della pace e del diritto dei popoli a difendere la propria libertà e identità. Possiamo e dobbiamo però fare appello alla conversione dei cuori”. “Siamo testimoni, in questi giorni, della natura diabolica della violenza, ma anche del volto di Dio che è Misericordia, sorgente di salvezza dell’umanità”, annota ancora l’arcivescovo. Infine un richiamo: “Siccome questa guerra si combatte tanto sul terreno quanto nella comunicazione, ci sta a cuore tanto la vita delle persone quanto la loro dignità, che va rispettata anche nelle immagini che vengono diffuse, specialmente quelle dei piccoli; violare l’intimità di una persona non è informare ma prevaricare”.

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