Giorgio La Pira: Prodi, “oggi andrebbe a piedi a Mosca, ma passerebbe prima da Pechino e Washington”

Cosa farebbe Giorgio La Pira oggi, nel pieno del conflitto in Ucraina? “Andrebbe a piedi a Mosca, ma passerebbe prima da Pechino e Wasghington per vedere come stanno le cose”. Così Romano Prodi ha attualizzato il “realismo cristiano” dello statista fiorentino, cui è dedicato il libro “Giorgio La Pira: i capitoli di una vita”, scritto da Giovanni Spinoso e Claudio Turrini e presentato oggi al Senato. “Principio celeste e lavoro terreno”: sono queste, secondo Prodi, le “belle contraddizioni” di Giorgio La Pira, che “ha condotto una battaglia politica pesante, non solo contro gli avversari politici, ma all’interno della Democrazia Cristiana. Il suo problema più grande era il fuoco amico”. Per Prodi, quella di La Pira “è una presunta ingenuità politica: usava l’astuzia, voleva rompere gli schemi, e la sua era una religiosità totale, ma che non attava mai la religiosità altrui, anzi pensava che le religiosità potessero convergere”. “Creare regole di convivenza tra diversi”, uno degli obiettivi lapiriani: “È ciò di cui abbiamo bisogno oggi – ha detto Prodi – in un momento in cui la conversione si fa attraverso le armi. Oggi si tende ad usare la religione con le armi, invece La Pira usava il disarmo attraverso la religione”.

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