Brasile: Greenpeace, “attività dei cercatori d’oro vera e propria epidemia, compromessi oltre 600 chilometri di corsi d’acqua nel territorio Munduruku”

L’attività estrattiva illegale, soprattutto quella dei cercatori d’oro, i cosiddetti “garimpeiros”, è un’altra epidemia che sta uccidendo l’Amazzonia. Questa l’accusa sostenuta in una nota da Greenpeace Brasile. Negli ultimi mesi, i voli effettuati dall’organizzazione in diverse regioni dell’Amazzonia hanno individuato l’avanzata dell’attività mineraria illegale nelle zone sottoposte a protezione e nei territori indigeni. Martedì 23 novembre Greenpeace ha catturato centinaia di traghetti minerari illegali situati sul rio Madeira, ad Autazes, nello stato di Amazonas. Mercoledì 1° dicembre un monitoraggio senza precedenti rivela che, dal 2016, l’estrazione illegale ha già “distrutto” almeno 632 chilometri di fiumi all’interno della terra indigena di Munduruku, nel Pará.
I fiumi in pratica compromessi, rivela l’ong, sono il Marupá, Tropas, il Cabitutu, il fiume Marupá e il torrente Joari. In cinque anni, c’è stato un aumento del 2.278% nell’estensione dei fiumi inquinati o compromessi all’interno del territorio indigeno Munduruku. Per avere una dimensione, la distruzione di questi fiumi e torrenti è equivalente – in relazione all’estensione dei fiumi direttamente colpiti – a quella che l’impresa Vale ha causato al Rio Doce nel crollo della diga nel distretto di Bento Rodrigues, nell’area rurale di Mariana.
Secondo il portavoce della campagna amazzonica di Greenpeace Brasile, Rômulo Batista, degli 11.111 ettari aperti all’estrazione mineraria in Amazzonia tra gennaio e settembre 2021, il 73% è rientrato in aree protette, ovvero Terre Indigene e Unità di Conservazione, secondo i dati dell’Istituto nazionale per le ricerche spaziali (Inpe).
“Purtroppo, quello a cui abbiamo assistito negli ultimi anni è stata una vera esplosione di attività minerarie in Amazzonia. Ovviamente un problema di queste dimensioni ha molte cause, come la crisi economica e la mancanza di opportunità”, ma senza dubbio il sostegno dei diversi livelli di governo, a partire dal presidente della Repubblica, “è stato l’acceleratore perché la situazione raggiungesse il punto in cui siamo ora. Occorre ampliare l’ispezione e il controllo e utilizzare i servizi di intelligence per smantellare le bande e arrestare i i capi dei garimpeiros che hanno il compito di finanziare tale attività”, ha spiegato Batista.
Il consulente legale del Coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia brasiliana (Coiab), Tito Menezes, del popolo Sateré-Mawé, afferma che i Governi municipale, statale e federale devono fornire un sostegno efficace alle organizzazioni indigene nella lotta contro l’estrazione illegale. “Bisogna denunciare ogni tipo di minaccia ai territori indigeni, ma soprattutto l’attività mineraria illegale, che porta con sé altre attività criminali e tanta perversità”, dichiara Menezes.

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