Situazione sociale del Paese: Censis, la ripresa stretta tra “complotto contro il lavoro” e “inverno demografico”

“Un’occupazione povera di capitale umano, una disoccupazione che coinvolge anche un numero rilevante di laureati e offerte di lavoro non orientate a inserire persone con livelli di istruzione elevati indeboliscono la motivazione a fare investimenti nel capitale umano”. Nasce così quel “gioco al ribasso della domanda e dell’offerta” che nel suo 55° Rapporto il Censis definisce “complotto contro il lavoro”. L’80,8% degli italiani (l’87,4% tra i giovani) “non riconoscono una correlazione diretta tra l’impegno nella formazione e la garanzia di avere un lavoro stabile e adeguatamente remunerato”. Negli ultimi trent’anni di globalizzazione, rileva il Censis, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali contro il +33,7% della Germania e il +31,1% della Francia. Non è quindi un caso se “quasi un terzo degli occupati possiede al massimo la licenza media”. Dunque “l’Italia affronta la grande sfida della ripresa post-pandemia con una grave debolezza: la scarsità di risorse umane su cui far leva”. In questo senso “il primo fattore critico è l’inverno demografico”, aggravato dalle conseguenze del Covid. Nel 2020 il numero di nati ogni mille abitanti è sceso per la prima volta sotto la soglia del 7 e con il 6,8 si è posizionato all’ultimo posto nella Ue (media 9,1). Se “la popolazione complessiva diminuisce di anno in anno”, le previsioni stimano che la fascia attiva (15-64 anni) scenderà dall’attuale 63,8% sul totale al 60,9% nel 2030 e al 54,1% nel 2050. Secondo l’indagine del Censis, la grande maggioranza dei nuclei con capifamiglia under 45 che poco prima della pandemia avevano intenzione di fare un figlio ha deciso di rinviare (55,3%) o di rinunciare definitivamente al progetto genitoriale (11,1%).

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