Papa a Cipro: al Santo Sinodo, no a “inconciliabilità delle differenze”, “non rassegnarci di fronte alle divisioni del passato”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Desidero assicurarvi la preghiera e la vicinanza mia e della Chiesa cattolica, nei problemi più dolorosi che vi angosciano come nelle speranze più belle e audaci che vi animano. Le tristezze e le gioie vostre ci appartengono, le sentiamo nostre! E sentiamo di avere anche tanto bisogno della vostra preghiera”. Così il Papa, nell’incontro con il Santo Sinodo, ha salutato i fratelli ortodossi, riuniti nella loro cattedrale di Cipro. “Per rivitalizzarci nella comunione e nella missione occorre anche a noi il coraggio di spogliarci di ciò che, pur prezioso, è terreno, per favorire la pienezza dell’unità”, l’esortazione di Francesco, che ha precisato: “Non mi riferisco certo a quanto è sacro e aiuta a incontrare il Signore, ma al rischio di assolutizzare certi usi e abitudini, non essenziali per vivere la fede”. “Non lasciamoci paralizzare dal timore di aprirci e di compiere gesti audaci, non assecondiamo quella ‘inconciliabilità delle differenze’ che non trova riscontro nel Vangelo!”, l’appello del Santo Padre: “Non permettiamo che le tradizioni, al plurale e con la ‘t’ minuscola, tendano a prevalere sulla Tradizione, al singolare e con la ‘T’ maiuscola. Essa ci esorta a imitare Barnaba, a lasciare quanto, anche buono, può compromettere la pienezza della comunione, il primato della carità e la necessità dell’unità”. Come Barnaba, “anche noi siamo invitati dal Signore, per riscoprirci parte dello stesso corpo, ad abbassarci fino ai piedi dei fratelli”, ha spiegato il Papa: “Certo, nel campo delle nostre relazioni la storia ha aperto ampi solchi tra di noi, ma lo Spirito Santo desidera che con umiltà e rispetto ci riavviciniamo. Egli ci invita a non rassegnarci di fronte alle divisioni del passato e a coltivare insieme il campo del Regno, con pazienza, assiduità e concretezza. Perché se lasciamo da parte teorie astratte e lavoriamo insieme fianco a fianco, ad esempio nella carità, nell’educazione, nella promozione della dignità umana, riscopriremo il fratello e la comunione maturerà da sé, a lode di Dio”. “Ognuno manterrà i propri modi e il proprio stile, ma con il tempo il lavoro congiunto accrescerà la concordia e si mostrerà fecondo”, ha garantito Francesco: “Come queste terre mediterranee sono state abbellite dalla lavorazione rispettosa e paziente dell’uomo, così, con l’aiuto di Dio e con umile perseveranza, coltiviamo la nostra comunione apostolica!”.

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