Honduras: Mejía Rivera (esperto diritti umani) al Sir, “decisivo atteggiamento rispettoso degli Stati Uniti. Ora Commissione Onu contro la corruzione”

La posizione degli Stati Uniti (sui quali pesa più di qualche ombra rispetto all’atteggiamento avuto nel 2009 in occasione del colpo di Stato contro il presidente Zelaya) è stata decisiva nel creare il contesto per il cambiamento politico in Honduras, sfociato nella vittoria di Xiomara Castro alle elezioni presidenziali. Lo spiega al Sir Joaquín Mejía Rivera, studioso di diritti umani e ricercatore dell’Eric (Équipe di ricerca, indagine e comunicazione), centro studi vincolato ai gesuiti: “L’Amministrazione Biden ha avuto un atteggiamento diverso rispetto a quello di Trump nel 2017, di rispetto per le scelte del nostro popolo. Va detto che la presidenza uscente si è rivelata per gli usa un’alleata molto scomoda, sia per le indagini sia perché la situazione sociale e politica che si è creata nel Paese ha causato la partenza verso gli Usa di migliaia e migliaia di migranti”. Ma nella vittoria della Castro e in uno scrutinio meno contestato hanno influito anche altri fattori: “Come detto, la grande partecipazione, la vigilanza ai seggi della lista Perù Libre, soprattutto una composizione imparziale del Consiglio nazionale elettorale”.
Per l’esperto di diritti umani, quello di Xiomara Castro non sarà un compito facile, data la situazione in cui versa il Paese. Molto dipenderà anche dalla composizione del Parlamento, sulla quale ancora, vista la lentezza con cui pervengono i risultati, non si sa nulla: “Ma il banco di prova più importante sarà la lotta alla corruzione”. Oltre al permanere di un clima di “unità” sociale percepito in occasione delle elezioni di domenica. Conclude Mejía Rivera: “Ormai il partito di maggioranza aveva perso gran parte dei suoi sostegni: il Dipartimento di Stato Usa, il mondo economico, dato che anche il presidente della Camera di commercio ha appoggiato la Castro, e anche lo stesso mondo militare guarda molto a quanto succede negli States”. E se il mondo evangelico, in buona parte, ha dato il suo sostegno al candidato del presidente uscente, “la Conferenza episcopale, grazie in particolare al presidente, mons. Ángel Garachana Pérez, vescovo di San Pedro Sula, ha avuto una presa di posizione molto forte contro la corruzione”.

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