Papa a Cipro: preghiera ecumenica con migranti. Pizzaballa (Patriarca dei Latini), “il futuro dell’Europa si decide nel Mediterraneo”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il futuro dell’Europa si decide nel Mediterraneo, dove non passano solo le fonti di energia e di ricchezza, ma anche le risorse umane, persone e popolazioni, con le quali ci si dovrà confrontare e senza le quali non ci sarà sviluppo, né futuro”. Lo ha detto il Patriarca dei Latini di Gerusalemme, Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa, prendendo la parola alla preghiera ecumenica con i migranti prima di dare la parola a 4 ragazzi provenienti da Sri Lanka, Camerun, Iraq e Repubblica Democratica del Congo. “Era giusto e doveroso, prima di terminare il suo pellegrinaggio, volgere lo sguardo anche a quella realtà dolorosa e difficile che esiste in quest’isola, nella quale simbolicamente si presentano i drammi che il Mediterraneo vive quotidianamente”, ha detto Pizzaballa. “Primo fra tutti quello delle migliaia di famiglie di rifugiati e migranti, provenienti dalle diverse parti del mondo, soprattutto dal Medio Oriente martoriato, su cui si affaccia la nostra isola. Cipro, infatti, prima, fra le isole del Mediterraneo, sperimenta il dramma di migliaia di migranti, in fuga da guerra e miseria e che qui si fermano, senza vie di uscita, senza chiare prospettive per il loro futuro”. “Il dramma di queste persone – ha quindi detto il patriarca – ci ricorda che il fenomeno delle migrazioni non è un fenomeno locale, non riguarda separatamente Cipro, o il Medio Oriente, o il Nord Africa, o la Grecia, la Turchia, l’Italia, la Polonia o qualsiasi altra nazione del mondo. È un fenomeno globale, presente dovunque, che richiede risposte globali, e sul quale la comunità internazionale non può non interrogarsi”. “La storia ci insegna che erigere barriere non è mai la soluzione, perché le barriere rappresentano la paura, e cancellano ogni promessa di futuro, evidenziano la nostra mancanza di visione. E di questo, invece, abbiamo estremo bisogno, qui e nel resto del mondo. I Paesi del primo mondo non possono ignorare che anche il loro futuro dipende dalla risposta a questo grave problema”.

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