Ue: direttiva europea contro il terrorismo. Commissione denuncia carenze nell’applicazione da parte di alcuni Stati

Gli Stati europei prevedono sanzioni penali più forti e una migliore protezione delle vittime di estremismi con la direttiva europea contro il terrorismo. Restano, però, diverse carenze nell’applicazione della normativa europea da parte dei Paesi. Lo comunica in una nota la Commissione europea pubblicando una relazione sulle norme europee per la lotta al terrorismo. “Avere standard minimi per identificare e sanzionare i reati di terrorismo all’interno dell’Ue ha un chiaro valore aggiunto, prevenendo che ci siano scappatoie legali che possono essere sfruttate dai terroristi”, scrive la Commissione Ue. Nella relazione l’impatto della direttiva Ue sui diritti fondamentali è stato valutato come proporzionato. Restano, però, alcune sfide da affrontare: alcuni Stati membri riferiscono “difficoltà nel dimostrare l’intento terroristico, soprattutto se si tratta di raccogliere prove al di fuori del territorio nazionale”. Per questo, la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna (Eeas) esortano gli Stati a scambiare informazioni per identificare, individuare e perseguire i combattenti terroristi stranieri che ritornano nell’Ue.
Inoltre, la relazione registra che in alcuni Stati membri “ci sono difficoltà nel classificare gli atti violenti di estrema destra come atti di terrorismo”. Infine, si evidenzia che le vittime transfrontaliere di terrorismo non sempre riescono a ricevere protezione. Infine, Bruxelles ha avviato procedure d’infrazione contro 13 Stati membri per sollecitarli a garantire il corretto recepimento delle norme europee.

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