Sanità: Fnopi, “stabilizzare gli infermieri assunti con contratti flessibili negli ultimi due anni per l’emergenza Covid”

La Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (Fnopi) è in piena sintonia con la proposta della Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, al Governo, di “stabilizzare, prima che scadano i termini della loro chiamata in servizio per l’emergenza Covid, gli infermieri che sono stati assunti con contratti flessibili negli ultimi due anni”. “Gli infermieri chiamati in servizio in prima linea contro la pandemia e per dare supporto anche ai malati non Covid – sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi – sono decine di migliaia e ha ragione Fiaso quando sottolinea la necessità di assumere chi è stato reclutato come precario e ora rischia di non poter più lavorare con il Ssn, pur avendo dimostrato sul campo la sua essenzialità nell’assistenza, anche a rischio della propria salute: gli infermieri sono i più colpiti da Covid con quasi 118mila contagi da inizio pandemia e decine e decine di decessi”. Nella lettera di Fiaso alla presidenza del Consiglio dei ministri, ai ministri, ai presidenti di Camera e Senato, ai capigruppo parlamentari e alla Conferenza delle Regioni, per consentire la stabilizzazione del personale che nell’ultimo anno e mezzo ha affrontato in corsia l’emergenza pandemica, si indica che oltre agli altri professionisti tra i precari ci sono quasi 35mila infermieri (come specifica Fiaso, il 12,5% della forza lavoro presente a inizio pandemia, circa 270mila infermieri). “Un numero elevatissimo – commenta Mangiacavalli – se solo si pensa che fino al 2019 ce ne erano già circa 15mila, il 33% di tutti quelli censiti dalla Ragioneria generale dello Stato e il più alto numero in assoluto nel Pubblico Impiego”. “Eppure la carenza di infermieri si è fatta e si fa sentire – prosegue Mangiacavalli – e le stesse Regioni cercano i nostri professionisti per assistere non solo negli ospedali, ma soprattutto sul territorio, in quella domiciliarità e prossimità che sono le caratteristiche portanti per la sanità anche del Pnrr e che dovrebbero essere il modello di assistenza di domani, oggi però quasi del tutto assenti”.

 

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