Gesuiti: p. Nicolás, “che cosa abbiamo perduto? Dopo anni di lotta e fallimenti ho capito che la distrazione era nella mia vita”

“Non è necessaria un’intelligenza straordinaria o una profonda analisi per rendersi conto che ciò che chiamiamo ‘vita religiosa’ ha perso qualcosa del suo impatto nella Chiesa e fuori delle sue mura”. Si apre così un testo inedito di p. Adolfo Nicolás, precedente generale della Compagnia di Gesù, scomparso lo scorso 20 maggio. A proporlo è “La Civiltà Cattolica” sul suo sito. Alcuni anni fa, durante il pontificato di Benedetto XVI, p. Nicolás (1936-2020) abbozzò alcuni punti per una possibile Lettera all’Ordine. Sebbene egli non abbia mai scritto questa lettera, condivise questi punti con alcuni amici e, ancorché il testo sia informale e non rifinito, “l’autore ha dato il permesso per la sua pubblicazione”, si legge in un comunicato. “Che cosa abbiamo perduto? Dove abbiamo sbagliato? Ci siamo ingannati circa la nostra chiamata al rinnovamento? Siamo senza una meta?”, gli interrogativi posti dal gesuita nello scritto intitolato “Dalla distrazione alla dedicazione”.
“Sono stati necessari molti anni di lotta e fallimenti per rendermi conto che la reale distrazione era nella mia vita, non nella mia preghiera. Ero distratto in quasi ogni area della mia vita, lavoro o studio”, osserva p. Nicolás. “Se siamo stati distratti è stato perché le distrazioni erano ovunque attorno a noi. Si trattava in genere delle distrazioni di ‘senso comune’ di ogni comunità umana”. Un’altra tentazione “facile”, prosegue, è “l’identificazione emozionale con gruppi che soffrono di qualche forma di complesso” e che “in passato hanno sofferto oppressione o ingiustizia”, e poiché “le persone consacrate hanno in genere un cuore buono, esse sono propense a questa distrazione”.

 

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