Coronavirus Covid-19: vescovi Venezuela, “presto una roadmap per la riapertura del Paese”

I vescovi del Venezuela chiedono al governo di preparare al più presto, consultando i vari settori sociali, “una roadmap per uscire dalla quarantena che favorisca la mobilità dei lavoratori, il rilancio dell’economia e del commercio, l’apertura progressiva delle chiese per le celebrazioni liturgiche, nel rispetto delle norme sanitarie. La crisi non può essere gestita solo come arma di controllo sociale e politico”. I vescovi descrivono la situazione attuale politico-economica attuale, aggravata dalla pandemia di Covid-19 che si sta diffondendo nel Paese, come “moralmente intollerabile”. In un lungo documento diffuso oggi ricordano che “la presenza della pandemia ha solo evidenziato le tante carenze subite dalle persone e l’incapacità di dare risposte adeguate”. La quarantena è riuscita a fermare per un po’ di tempo la diffusione del virus ma nell’ultima settimana, scrivono, è “aumentato il numero dei contagi”, anche tra i venezuelani migranti che tornano a casa. La Conferenza episcopale chiede con urgenza che “le autorità tengono maggiormente conto delle opinioni di medici, accademici e ricercatori” per contrastare la diffusione del Covid-19, garantendo “la libertà dei giornalisti nel loro dovere di informare la popolazione”. La popolazione, osservano i vescovi, “si è comportata con grande senso civico, rispettando la quarantena e le misure sanitarie” e si sono moltiplicati i “i gesti di solidarietà nei confronti dei più poveri e indifesi”, soprattutto da parte delle varie Chiese e religioni. La Caritas, ai vari livelli parrocchiale, diocesano e nazionale, e altre organizzazioni sociali, continuano a distribuire medicine e cibo. Per milioni di persone è infatti peggiorata la situazione: si trovano “senza risorse economiche, senza cibo, senza medicinali, senza lavoro, senza servizi adeguati per l’elettricità, l’acqua, i trasporti, il gas domestico e il carburante. Tutto il nostro popolo, senza distinzioni, è immerso in una catena di calamità”. Il Paese “è alla deriva”, denunciano, “con le aziende chiuse che non riescono a pagare i lavoratori” e tanti lavoratori nell’economia informale che non hanno più i mezzi di sussistenza.

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