Venerdì Santo: card. Bagnasco (Genova), “nel duello tra il mistero d’iniquità e il mistero della grazia ha vinto Gesù”

“La fede parla di croce gloriosa, ma è possibile questa parola?”. Come è possibile “chiamare glorioso il patibolo?”. A porre l’interrogativo è il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita di Genova, nell’omelia della liturgia della Passione del Signore celebrata in cattedrale senza la presenza di fedeli. “La risurrezione dalla morte, in verità, non è la vittoria sulla tragedia, ma è la rivelazione della tragedia”, ha spiegato. “La vera vittoria, infatti, si compie su quel legno: nel duello tra il mistero d’iniquità e il mistero della grazia, ha vinto Gesù che ha ucciso la morte consegnandosi a lei. Non l’ha abbracciata per dare prova di sé, ma per dare prova del Padre che è amore”. “Quando, flagellati dalle prove fisiche e morali, davanti a violenze e ingiustizie l’uomo guarda il cielo e chiede dov’è Dio … la risposta viene dal Calvario :’io sono sulla croce e dono la vita per te’”. Il peccato, spiega quindi Bagnasco, non è “una disobbedienza che si segna su un taccuino, ma è il non fidarci di Di”. Ma Dio entra “in questo abisso. Gesù accetta che gli crolli addosso l’impero del male, e gli oppone la potenza sconfinata del bene: prende su di sé il ‘no’ degli uomini e lo attira dentro al suo ‘si’. Aderendo alla volontà del Padre, fidandosi di Lui, ricrea l’umanità e nasce il mondo nuovo”. Ognuno “è chiamato a scegliere, se lasciarsi portare o rifiutarsi, se vivere o solamente esistere, se accogliere la Parola che conduce oppure volere una libertà assoluta che nega l’uomo. Grazie Gesù – ha concluso l’arcivescovo – perché non sei sceso dalla croce e ci hai fatto conoscere il volto di un Dio che accetta la morte per amore, che ama fino allo spogliamento di sé. Grazie Gesù perché non sei sceso dal patibolo, e così possiamo incontrarti nelle prove. Grazie, perché hai vinto per tutti noi”.

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