Celebrazione della Passione del Signore: p. Cantalamessa, “la pandemia ci ha risvegliati dall’illusione dell’onnipotenza”

“La croce di Cristo ha cambiato il senso del dolore e della sofferenza umana. Di ogni sofferenza, fisica e morale. Essa non è più un castigo, una maledizione. È stata redenta in radice da quando il Figlio di Dio l’ha presa su di sé”. Lo ha spiegato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nell’omelia della celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal Papa nella basilica di San Pietro, “senza concorso di popolo” come era avvenuto già ieri, per la Messa “in Coena Domini”, inizio del triduo pasquale. “Grazie alla croce di Cristo, la sofferenza è diventata anch’essa, a modo suo, una specie ‘sacramento universale di salvezza’ per il genere umano”, ha sottolineato il religioso, che riferendosi alla “situazione drammatica che stiamo vivendo” ha esortato a considerare “non solo gli effetti negativi, di cui ascoltiamo ogni giorno il triste bollettino, ma anche quelli positivi che solo una osservazione più attenta ci aiuta a cogliere”. “La pandemia del Coronavirus ci ha bruscamente risvegliati dal pericolo maggiore che hanno sempre corso gli individui e l’umanità, quello dell’illusione di onnipotenza”, la tesi di Cantalamessa: “Abbiamo l’occasione – ha scritto un noto Rabbino ebreo – di celebrare quest’anno uno speciale esodo pasquale, quello ‘dall’esilio della coscienza’ . È bastato il più piccolo e informe elemento della natura, un virus, a ricordarci che siamo mortali, che la potenza militare e la tecnologia non bastano a salvarci”. Perché “l’uomo nella prosperità non comprende – dice un salmo della Bibbia – è come gli animali che periscono”.

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