Coronavirus Covid-19: Ecuador. Mons. Piccioli (ausiliare Guayaquil) al Sir, “l’opera di misericordia di seppellire i morti si rivela di drammatica attualità”

“Mai avrei pensato che l’opera di misericordia di seppellire i morti si rivelasse così drammaticamente d’attualità”. Lo dice al Sir mons. Giovanni Battista Piccioli, vescovo ausiliare di Guayaquil e bresciano d’origine, commentando la situazione della metropoli ecuadoriana, una delle peggiori dell’America Latina per i contagi di Covid-19. Qui si sono verificati oltre i due terzi dei 5mila casi e dei 272 decessi di tutto il Paese. Hanno fatto il giro del mondo le immagini di cadaveri insepolti, bruciati o abbandonati lungo le strade. “La situazione è oggettivamente difficile, non direi per colpe specifiche ma per la mancanza oggettiva di servizi, a cominciare da quelli sanitari. I numeri sono alti, rispetto all’America Latina, ma se penso a Brescia, la mia terra d’origine, c’è una notevole differenza. In un altro contesto di servizi, si tratterebbe di situazioni certo drammatiche, ma in qualche modo gestibili. Voglio anche dire, però, che alcune immagini sono state un po’ montate. A essere bruciato è stato solo un cadavere, in tutta la metropoli, nella zona sud, la più povera. Un episodio grave senza dubbio, ma isolato, provocato da persone che temevano che il senza dimora che era deceduto, non si sa neanche bene per quale motivo, contagiasse gli altri”. Anche i casi di cadaveri di persone morte in casa e abbandonate in strada non sarebbero così numerosi, “credo due o tre abbandonati sul marciapiede”.
In ogni caso, quella di dare sepoltura ai morti è forse la principale emergenza oggi a Guayaquil: “C’è grande confusione – continua mons. Piccioli –: spesso i cadaveri rimangono negli ospedali, vengono messi in sacchi neri. Non sempre vengono dati ai parenti e in ogni caso le imprese funebri hanno iniziato a speculare, per una cassa da morto vogliono 1.500 dollari. Ma qui non li ha nessuno. Così, molti non sono stati ancora sepolti. Teniamo conto che qui c’è un’afa pazzesca, 35-40 gradi con un clima umidissimo. E quindi immaginate voi cosa può succedere”. Per questo, sono spuntate le prime bare di cartone, ma mons. Piccioli si sta personalmente adoperando per dare una sepoltura degna ai deceduti: “Proprio oggi ho ricevuto da un imprenditore una donazione di 200 casse da morto. Ho poi interessato l’Hogar de Cristo, che produce per le persone povere casette di bambù. Ho chiesto loro di convertire la produzione. Abbiamo fatto i permessi perché potessero salire sulla sierra a prendere il legno: ora inizieranno a fare anche loro delle casse da morto che abbiano un costo contenuto, da 70-80 dollari”.

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