Svizzera: Ginevra. La proposta del vescovo Morerod, chiese vuote? Taglio al numero dei sacerdoti (stranieri) e alle messe domenicali

Una proposta destinata a far discutere e a lanciarla è mons. Charles Morerod, vescovo di Losanna, Ginevra, Friburgo. L’obiettivo è risolvere in maniera radicale il problema delle chiese vuote in diocesi. Il vescovo – secondo quanto riporta il sito di informazione in lingua francese della Conferenza episcopale svizzera, cath.ch – ha intenzione di ridurre gli attuali 345 sacerdoti presenti in diocesi a 170, rinunciando in particolare ai preti stranieri che oggi costituiscono la metà del suo staff. Per spiegare le ragioni del taglio, il vescovo dice: “Solo a Friburgo, una piccola città di 38 mila abitanti, ci sono 40 messe cattoliche ogni domenica. Questo numero supera di gran lunga la domanda”. La situazione – incalza mons. Morerod – è ancora più difficile nelle campagne dove “il sacerdote si confronta con una dozzina di fedeli che seguono la funzione in silenzio, dalle file più lontane”. E’ di qualche tempo fa l’allarme lanciato dall’Istituto svizzero di sociologia pastorale (Spi) di San Gallo sul record di abbandoni dalla Chiesa cattolica. Nel 2019, hanno lasciato 31.772 fedeli facendo così segnare un  aumento di quasi il 25% rispetto al 2018. La crisi sanitaria legata al Coronavirus non favorirà la situazione e ciò ha rafforzato nel vescovo Morerod la determinazione a tagliare messe e numero di sacerdoti: “I credenti anziani in particolare non torneranno così presto nelle chiese per paura del virus”, ha detto. Insomma, il vescovo è convinto che se si riducono i preti e quindi le messe, ciò poterà necessariamente ad un aumento di fedeli per liturgia. Il piano prevede di tagliare in particolare il numero di sacerdoti stranieri, soprattutto africani e polacchi, che hanno raggiunto in diocesi il 50% del totale dei preti e che a parere del vescovo, hanno difficoltà a integrarsi per diversità di visioni culturali e barriere linguistiche. Ai giornalisti del portale cath.ch, il vescovo ha spiegato che la proposta è l’esito di una consultazione avviata in consiglio presbiterale a partire dal 2013, è frutto di “un’osservazione di fatti già esistenti”, assicurando che il processo di cambiamento sarà “graduale”.

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