Papa Francesco: messaggio Giornata mondiale della pace, “città diventate epicentri dell’insicurezza”. “Usare soldi delle armi per eliminare la fame”

“Numerose città sono diventate come epicentri dell’insicurezza: i loro abitanti lottano per mantenere i loro ritmi normali, perché vengono attaccati e bombardati indiscriminatamente da esplosivi, artiglieria e armi leggere”. A denunciarlo è il Papa, che nel messaggio per la Giornata mondiale della pace esorta al “rispetto del diritto umanitario, soprattutto in questa fase in cui conflitti e guerre si susseguono senza interruzione”. “Purtroppo molte regioni e comunità hanno smesso di ricordare un tempo in cui vivevano in pace e sicurezza”, il grido d’allarme di Francesco: “I bambini non possono studiare. Uomini e donne non possono lavorare per mantenere le famiglie. La carestia attecchisce dove un tempo era sconosciuta. Le persone sono costrette a fuggire, lasciando dietro di sé non solo le proprie case, ma anche la storia familiare e le radici culturali. Le cause di conflitto sono tante, ma il risultato è sempre lo stesso: distruzione e crisi umanitaria”. “Dobbiamo fermarci e chiederci: cosa ha portato alla normalizzazione del conflitto nel mondo?”, la proposta del Papa: “E, soprattutto, come convertire il nostro cuore e cambiare la nostra mentalità per cercare veramente la pace nella solidarietà e nella fraternità?”. “Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari, risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative per garantire la sicurezza delle persone, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari”, fa notare Francesco: “Anche questo, d’altronde, è messo in luce da problemi globali come l’attuale pandemia da Covid-19 e dai cambiamenti climatici”. Di qui il rinnovo della proposta di “costituire con i soldi che s’impiegano nelle armi e in altre spese militari un Fondo mondiale per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei Paesi più poveri”.

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