Natale 2022: mons. Ghizzoni (Ravenna-Cervia), “se ci si fida di quel Dio che si rivela in quel modo, si vede la sua gloria nell’umiltà”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Il mistero del Natale è anche questo: il rifiuto di Dio e del suo modo di rendersi presente nella storia”. Lo sottolinea, nel suo messaggio natalizio, Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia. “La contemplazione della stalla, degli animali, dei pastori, della oggettiva sconvenienza di quel luogo per partorire, l’imbarazzo di due neogenitori che sono trattati da stranieri, la mancanza di ospitalità anche di fronte a quella situazione di emergenza… è stato il primo colpo alle nostre aspettative di fronte alla manifestazione del Dio che si fa uomo”, aggiunge il presule, che domanda: “Se non sappiamo cogliere lo scandalo di questa nascita, come potremo cogliere la novità di un Vangelo sempre controcorrente, che ci colpisce allo stomaco con ogni frase, come con il ‘discorso della montagna’ (Mt 5-7), che capovolge il nostro concetto di giustizia umana e religiosa, chiedendoci di amare e perdonare tutti, anche i nemici, se vogliamo entrare nel Regno dei cieli? Come potremo capire perché Gesù ha voluto mantenere questo basso profilo per tutto il tempo della sua missione, anche dopo qualche miracolo molto ‘popolare’, come quello del pane per tutti? Come potremmo accettare la sua rinuncia alla difesa nel processo che lo ha portato alla condanna a morte, dopo spietate torture? Come accettare che ci sia Qualcuno che si fa vittima di tutta l’umanità, si carica di peccati non propri e si fa Agnello espiatorio per delitti che non ha commesso?”. L’arcivescovo osserva: “ Il natale delle luci, dei consumi, dei regali, delle vacanze, ecc. non sarà un peccato e ci piace, ma non discende dal Natale di Cristo: è un’altra festa, che va d’accordo con il mondo, non ci rinnova la vita, non ci fa amare di più il Signore Gesù povero e umile, né i nostri fratelli”.
“A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali… da Dio sono stati generati” (Gv 1,12): “È dunque possibile accettare – commenta mons. Ghizzoni – che in quel ‘nato da donna’ si nasconde proprio il nostro Dio, lo stesso che ha creato l’universo! È possibile credere che il massimo della gloria e della potenza sia diventato il massimo della piccolezza e della fragilità in un bambino, figlio di una povera famiglia priva di tanti diritti. Come per il resto del Vangelo, delle parole e degli atti di Gesù, la svolta avviene quando si decide di compiere il salto della fede. Se ci si fida di quel Dio che si rivela in quel modo e ci si affida a Lui senza paura e senza resistenze umane, si vede la sua gloria nell’umiltà. Se non si crede, non si vede”.

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