Papa Francesco: udienza, “perché siamo così attaccati alla guerra, al farsi male l’uno con l’altro?”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Dove’è la tua speranza? Tu hai una speranza viva o l’hai sigillata, l’hai tenuta nel cassetto come un ricordo? La speranza ti spinge a camminare o è un ricordo romantico, come se fosse una cosa che non esiste?”. Lo ha chiesto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata a “Il Crocifisso, sorgente di speranza”. “Nella mente dei discepoli rimaneva fissa un’immagine: la croce”, il riferimento alla Passione: ”Lì si concentrava la fine di tutto. Ma di lì a poco avrebbero scoperto proprio nella croce un nuovo inizio”. Con la Passione del Signore, ha fatto notare Francesco, “tutto sembra finito”: “Per i discepoli di Gesù quel macigno segna il capolinea della speranza. Il Maestro è stato crocifisso, ucciso nel modo più crudele e umiliante, appeso a un patibolo infame fuori dalla città: un fallimento pubblico, il peggior finale possibile”. “Ora, quello sconforto che opprimeva i discepoli non è del tutto estraneo a noi oggi”, ha attualizzato il Papa: “Anche in noi si addensano pensieri cupi e sentimenti di frustrazione: perché tanta indifferenza verso Dio? È curioso, questo. Perché tanto male nel mondo? Guardate che c’è il male nel mondo. Perché le disuguaglianze continuano a crescere e la sospirata pace non arriva?”. “Perché siamo così attaccati alla guerra, al farsi male l’uno con l’altro?”, si è chiesto a braccio Francesco: “E nei cuori di ognuno, quante attese svanite, quante delusioni! E ancora, quella sensazione che i tempi passati fossero migliori e che nel mondo, magari pure nella Chiesa, le cose non vadano come una volta… Insomma, anche oggi la speranza sembra a volte sigillata sotto la pietra della sfiducia”.

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