Messa crismale: mons. Checchinato (Cosenza-Bisignano), “la Chiesa che siamo chiamati a costruire non è opera delle nostre mani”

“Non possiamo nascondere che la tentazione del fare, che caratterizza il pensiero e l’agire della cultura occidentale contemporanea, pone sotto la sua logica anche la Chiesa in tutte le sue espressioni; e coloro che, all’interno della Chiesa, sono chiamati ad assumere un ruolo istituzionale e visibile talora rendono presente questa tentazione con le scelte che compiono”. Lo ha constatato mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, nel corso della messa del crisma presieduta questo pomeriggio in cattedrale. “La Chiesa che siamo chiamati a costruire – ha chiosato il presule – non è opera delle nostre mani e la storia bimillenaria di questa istituzione voluta dal Signore Gesù ci dimostra che proprio dove più efficaci sono sembrate le strategie umane, proprio lì hanno mostrato tutta la loro verità le parole del Vangelo”. Infatti, ha specificato mons. Checchinato, “le strategie che hanno dimenticato il Vangelo di Gesù che è Vangelo dei poveri e degli ultimi e hanno invece privilegiato le alleanze con i poteri forti di ogni tempo e di ogni dove hanno mostrato tutta la loro inefficacia e hanno reso la Chiesa, sposa del Cristo meno bella e meno credibile”.
Rivolgendosi ai sacerdoti, mons. Checchinato ha evidenziato che “la pervasività dei social e le situazioni critiche nella Chiesa, affrontate spesso in maniera sommaria e forcaiola dai media, ci hanno resi più attenti a vivere in maniera inappuntabile la nostra vita esteriore, talora ci ha spinto a diventare eccezionali dal punto di vista dello zelo pastorale, ma non sempre questa attenzione è stata corrispondente alla cura della nostra vita interiore, al nostro rapporto personale con Gesù”. Di fronte a Lui “che continua a parlarci – ha proseguito – non possiamo non riconoscere, con un po’ di vergogna, tutti i tentativi maldestri di salvare gli altri e di salvare noi stessi con le nostre risorse umane”. Per questo, ha concluso, “abbiamo più che mai bisogno di tornare a Lui, a immergere i nostri occhi nella profondità dei suoi occhi e ad arricchirci della sua povertà facendoci modellare dal suo ministero, dal suo essere servo nostro, per amore”.

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