Diocesi: mons. Parisi (Lamezia), “il ringraziamento è, e per noi credenti deve essere, uno stile di vita”

“Il ringraziamento è, e per noi credenti deve essere, uno stile di vita. Ed ecco perché questa sera consegno a voi proprio questa parola, ‘grazie’, che è uno stimolo, un pungolo per vivere ringraziando, cioè per entrare dentro la dimensione del ringraziamento perché riconosciamo davvero che il Signore con noi è grande e, se riconosciamo questo, apprezziamo tutto quello che abbiamo, apprezziamo quello che siamo, nella buona sorte e nella cattiva sorte”. Lo ha affermato ieri sera il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, nel corso della Via Crucis diocesana sul Corso Numistrano.
“Il Signore non ci abbandona mai, ci è sempre vicino, e quello che abbiamo sperimentato questa sera con la Via Crucis, la strada che è segnata dai passi stanchi del crocifisso, è la stessa strada che facciamo e che Gesù ha già percorso”, ha osservato il presule, spiegando che “quella strada ha conosciuto il dolore ma è anche nota a colui che è l’uomo del dolore e che ha offerto la sua vita per redimere la nostra, per rialzarci, per darci ancora speranza per il nostro avvenire”. “Stasera – ha aggiunto il vescovo – abbiamo vissuto una stazione della nostra vita. Qui abbiamo sperimentato la caduta, la durezza della terra, la pesantezza della croce, ma abbiamo sperimentato anche l’amicizia tra di noi, il sostegno che siamo chiamati a donarci l’un l’altro e, poi, soprattutto, abbiamo sperimentato la presenza del Signore”. È lui che “conosce il dolore e lo conosce da vicino perché lo ha sentito, lo ha caricato sulle sue spalle perché ognuno di noi potesse avere la speranza e la certezza di camminare con il Cristo che accompagna la nostra esistenza e con noi condivide la croce. Cioè aiuta noi a portare le nostre croci. E questo è il motivo del ringraziamento che questa sera, ancora una volta, presento per voi e con voi a Dio Padre”. “Ringraziare – ha ammonito –, non è soltanto un gesto di cortesia, di educazione: è uno stile di vita perché, innanzitutto, impariamo ad avere bisogno degli altri, impariamo a non essere ed a non considerarci soli. Impariamo, poi, a considerare le cose che abbiamo, le cose che ci vengono regalate, donate, non come cose pretese, atti dovuti nei nostri confronti, ma come segno di gratitudine che viene dagli altri e da Dio”. “La consegna – ha concluso il vescovo – è quella di ringraziare sempre”.

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