Autismo: Bogdashina (International autism institute), “davanti alla spiritualità autistica molte persone sono cieche”

“Per me la spiritualità è un sentimento di connessione con gli altri, umani e non umani; un senso di unità, come essere in armonia con l’universo. Si tratta di una relazione con un potere, chiamatelo Dio o come volete, nel caso delle persone non credenti”. Così Olga Bogdashina, professoressa onoraria dell’International autism institute della Sheffield Hallam University, durante il webinar dal titolo “Autismo e spiritualità: anche voi siete i buoni samaritani”. La docente, madre di un ragazzo con disturbi dello spettro autistico, è autrice di molte ricerche sulla percezione sensoriale nelle persone con autismo. “Sappiamo – ha continuato – che la spiritualità è presente in tutte le persone. Alcune hanno una maggiore consapevolezza spirituale di altre, per esempio i bambini, che non sono limitati dai costrutti culturali e non sono condizionati. Anche gli adulti a volte, in situazioni di stress, sono più propensi a essere spirituali, ed alcune persone affette da disabilità hanno una consapevolezza spirituale e religiosa davvero profonda”. “Fra le esperienze spirituali negli autistici – ha ricordato – c’è la sperimentazione del sé e la telepatia, cioè una maniera differente di comunicare. Per esempio, gli autistici sono molto più sensibili e sono capaci di percepire qualcosa che i non autistici non sono capaci di fare. Alcuni vedono rimbalzare l’energia nell’ambiente, cosa che altri non notano, e apprezzano tutto ciò che li circonda in maniera intensa”. “Per le emozioni – ha proseguito – sono ipersensibili. Sentono le emozioni delle persone che hanno attorno ma non riescono a interpretarle e distinguere i loro sentimenti da quelli di qualcun altro e a volte può essere un problema. Provano però empatia per gli oggetti. Questo mostra come possano essere spirituali”. Davanti alla spiritualità autistica “molte persone sono cieche”, aggiunge la docente. La loro spiritualità non è “progettata per essere accettata dalla nostra realtà culturale”. Per aiutare le persone, “dobbiamo imparare il modo in cui sperimentano ed esprimono la spiritualità. Nella mia esperienza – ha affermato –, ho trasformato me stessa”. La docente conclude con tre regole d’oro: “tratta gli altri come vorresti essere trattato perché siamo tutti interconnessi”, “più dai, più ricevi” e, per ultimo, “bussa alla porta. Quando non sapevo come fare – ha concluso – c’era qualcuno che mi ha aiutato”.

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