Eurofound: l’inflazione “mangia” gli aumenti nominali dei salari minimi. Diminuisce il potere d’acquisto

“Gli aumenti nominali dei salari minimi legali hanno raggiunto un massimo storico, ma i lavoratori con salario minimo nella maggior parte dei Paesi hanno visto il loro potere d’acquisto diminuire o quasi compensato all’inizio del 2023, sulla base dei dati preliminari sull’inflazione armonizzata”. Lo sostiene Eurofound in una pubblicazione. In previsione di un’inflazione persistente, “nella maggior parte degli Stati membri ci si aspetta un ulteriore deprezzamento dei salari minimi in termini reali, solo pochi prevedono ulteriori aumenti nel 2023”. I tassi nominali sono aumentati nella maggior parte dell’Ue: da oltre il 20% in Germania e Lettonia a oltre il 5% in Francia, Lussemburgo e Malta.
A gennaio 2023 i tassi nominali non sono cresciuti solo in Spagna, dove i negoziati sono in corso, e Cipro, dove è stato appena introdotto un salario minimo legale”, evidenzia Eurofound. In tutti gli Stati Ue (esclusa la Spagna), l’aumento nominale medio nel 2023 è del 12%, rispetto al 6% dello scorso anno (tra gennaio 2021 e gennaio 2022). L’aumento mediano nel 2023 è finora dell’11%, più del doppio dell’anno precedente (5%). I salari minimi sono cresciuti di più nell’Ue centrale e orientale. La Lettonia ha aumentato il salario minimo di quasi il 25% nel 2023 (dopo averlo congelato dal gennaio 2021). Inoltre, dei 13 Paesi con gli aumenti più significativi, 10 sono Stati che hanno aderito all’Ue dopo il 2004: otto registrano aumenti superiori al 10%. Negli altri Paesi i salari minimi sono aumentati solo con incrementi del 5-8%. Fanno eccezione Belgio (16% per indicizzazione automatica dal 20 gennaio), Germania (22%) e Paesi Bassi (12%).

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