Terrorismo: Rapporto #React2022, “scendono i numeri, ma permane la minaccia”

Scendono i numeri, ma permane la minaccia del terrorismo. Se si guarda all’ultimo triennio, da un punto di vista quantitativo l’incidenza degli attacchi terroristici si presenta lineare. Dal 2017 al 2020 sono stati registrati nell’Ue, nel Regno Unito e in Svizzera 457 attacchi, compresi quelli falliti e sventati: erano 895 nel 2014-2017. Nel 2020 sono stati 119 di cui 62 nel Regno Unito e 2 in Svizzera. È quanto emerge dalla terza edizione del “#ReaCT2022 Rapporto sul terrorismo e il radicalismo in Europa”, presentato oggi sul canale Web di Formiche.net. Ad aprire i lavori il Presidente del Copasir, Adolfo Urso E Claudio Bertolotti, Direttore Osservatorio ReaCT. Secondo Europol (TeSat 2021), riferisce il Rapporto, “il 43% sono attribuiti a movimenti della sinistra radicale (passati da 26 a 25), il 24% a gruppi separatisti ed etno-nazionalisti, il 7% a gruppi di estrema destra (aumento percentuale ma diminuzione in termini assoluti rispetto al 2019), il 26% sono azioni di matrice jihadista”. Quest’ultima marginale se riferita al totale delle azioni associate a ideologie violente, la più rilevante in termini di risultati e vittime provocate il cui totale, passando dalle 16 del 2020 alle 13 del 2021. Si conferma così la maggior pericolosità del terrorismo jihadista in termini di effetti diretti. Sulla scia dei grandi eventi terroristici in Europa nel nome del gruppo Stato islamico, sono stati registrate 165 azioni in nome del jihad dal 2014 al 2021, delle quali 34 esplicitamente rivendicate dallo Stato islamico: 219 i terroristi che vi hanno preso parte (63 morti in azione), 434 le vittime decedute e 2.473 i feriti (database START InSight). Nel 2021 gli eventi sono stati 18, in lieve flessione rispetto ai 25 attacchi dell’anno precedente ma con un aumento di azioni di tipo “emulativo”, ossia ispirate da altri attacchi nei giorni precedenti: dal 48% del totale di azioni emulative nel 2020 al 56% nel 2021 (erano il 21% nel 2019). Il 2021 ha inoltre confermato la predominanza delle azioni individuali, non organizzate, in genere improvvisate e fallimentari che hanno progressivamente sostituito le azioni strutturate e coordinate caratterizzanti il “campo di battaglia” urbano europeo negli anni 2015-2017. Il Rapporto, inoltre, presenta “l’anagrafica dei terroristi europei”: l’adesione all’azione terroristica continua a confermarsi “come scelta esclusivamente maschile: su 207 attentatori il 97% sono maschi (7 le donne); contrariamente al 2020, quando 3 donne presero parte ad attacchi terroristici, il 2021 non ha registrato la partecipazione diretta di attentatrici. I 207 terroristi (uomini e donne) hanno un’età mediana di 26 anni: un dato che varia nel corso del tempo (dai 24 nel 2016, ai 30 nel 2019). I dati anagrafici di 169 soggetti di cui si hanno informazioni complete hanno consentito di definire un quadro molto interessante da cui si evince che il 10% è di età inferiore ai 19 anni, il 36% ha un’età compresa tra i 19 e i 26, il 39% tra i 27 e i 35 e, infine, il 15% è di età superiore ai 35 anni”. “L’88% degli attacchi, di cui si hanno informazioni complete, sono stati portati a termine da ‘immigrati’ di seconda e terza generazione e immigrati di prima generazione, sia regolari che irregolari”. Dei 154 su 207 terroristi analizzati attraverso il database START InSight, “il 45% sono immigrati regolari; 24% sono discendenti di immigrati (seconda o terza generazione); gli immigrati irregolari sono il 19%: un dato, quest’ultimo, in crescita che passa al 25% nel 2020 e raddoppia, 50%, nel 2021. Significativa anche la presenza di un 8% di cittadini di origine europea convertiti all’Islam. Complessivamente il 77% dei terroristi sono regolarmente residenti in Europa, mentre il ruolo degli immigrati irregolari si impone con un rapporto di circa 1 ogni 6 terroristi. Nel 4% degli episodi è stata riscontrata la presenza di bambini/minori (7) tra gli attaccanti”.

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