Nagorno-Karabakh: la denuncia dell’Œuvre d’Orient e della comunità armena di Roma, “bloccato dagli azeri. 120.000 persone in ostaggio”

Anche l’Œuvre d’Orient scende oggi in campo per condannare il blocco della strada interstatale Stepanakert-Goris da parte di alcune decine di azeri che rappresenta l’unico vitale collegamento tra la repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh) e l’Armenia. Si tratta – si legge in un comunicato diffuso oggi dall’associazione cattolica francese nata a sostegno delle comunità cristiane del vicino e medio Oriente – di un “nuovo attacco all’integrità del Nagorno-Karabakh”. L’Œuvre d’Orient chiede pertanto un intervento della comunità internazionale. “È particolarmente urgente che le autorità francesi incontrino i rappresentanti del Nagorno-Karabakh e stabiliscano finalmente con loro un dialogo approfondito. Senza un’immediata reazione internazionale, l’esito potrebbe essere fatale per i 120.000 armeni del Nagorno-Karabakh”. A rilanciare la notizia era stata, ieri, anche la comunità armena di Roma secondo la quale il blocco della strada è provocato a azeri che si qualificano come “attivisti ambientali” ma in realtà sono “militari in borghese, ex militari e uomini degli apparati di sicurezza di Baku”. Sul posto al momento stanno operando “forze di pace russe di stanza nella regione” che stanno cercando di evitare che vi siano contatti fra le parti o che gli azeri cerchino di entrare nel territorio armeno. Ma – fa sapere la comunità armena di Roma – “tutti gli abitanti della piccola repubblica armena (che già due anni fa subì l’attacco armato dell’Azerbaigian) sono di fatto imprigionati da questo gruppo di estremisti”. Il blocco infatti impedisce il transito di merci e persone; alcuni malati gravi ricoverati all’ospedale repubblicano di Stepanakert e in procinto di essere trasferiti ai nosocomi di Yerevan non possono essere spostati con gravi conseguenze per la loro salute. L’interruzione del collegamento stradale (la seconda dopo quella del 3 dicembre che durò tre ore) “rappresenta una grave violazione delle convenzioni internazionali e anche dell’accordo di tregua del novembre 2020”. Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” chiede pertanto alle “istituzioni italiane di attivarsi in ogni opportuna sede affinché i diritti degli armeni dell’Artsakh (alla libertà di movimento, all’autodeterminazione, alla vita, alla libertà) siano rispettati come previsto dalle convenzioni internazionali”.

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