Lavoro: Cnel, “permangono disparità nelle opportunità. Ripresa occupazionale ha avvantaggiato relativamente i più giovani, donne restano ancora penalizzate”

“La parziale riduzione della disoccupazione si accompagna a un ampio ricorso a varie forme di orario ridotto, non solo casse integrazioni, pure in calo, ma anche l’ampia presenza di part time spesso involontario. Si è modificato il concetto di disoccupazione. Inoltre, permangono disparità nelle opportunità di lavoro. La ripresa occupazionale ha avvantaggiato relativamente i lavoratori più giovani, ma con andamenti distinti a seconda dei livelli di istruzione, a favore dei soggetti con alti livelli di scolarizzazione (anche per il contributo del lavoro a distanza che avvantaggia le categorie più istruite), mentre le donne restano ancora penalizzate”. È quanto si legge nel XXIV Rapporto Mercato del lavoro e contrattazione collettiva del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro presentato oggi a Roma nella Sala del Parlamentino di Villa Lubin.
Nel Rapporto viene evidenziato che dopo aver recuperato già nella seconda metà del 2021 i livelli pre-crisi, il numero di occupati tra i 15 e i 34 anni nel secondo trimestre è aumentato del 3,8% rispetto al quarto trimestre del 2019 (+196mila in termini assoluti), un ritmo d’espansione quasi triplo di quello dell’occupazione totale (+0,5%). “Il tasso di occupazione dei più giovani ha così raggiunto il 44,2%, valore che non si registrava dall’inizio del 2012”, si legge.
“Per il momento, il mercato del lavoro sta comunque mostrando una sostanziale tenuta, con il numero di occupati che si mantiene sopra i 23 milioni. Nel secondo trimestre l’aumento su base annua è stato del 2,8% (+637mila persone); il livello dell’occupazione è così ritornato sui valori antecedenti la pandemia dato che il gap con il quarto trimestre del 2019 è positivo e pari allo 0,4% (93mila lavoratori in più)”. Nel Rapporto viene messo in luce che cala la disoccupazione ma il fenomeno del mismatch tra domanda e offerta è “preoccupante”. “Nei primi nove mesi dell’anno in corso, su quasi 420mila nuove assunzioni mediamente previste, 170mila (il 40,3%) risultano di difficile reperimento; nello stesso periodo del 2019, tale quota si attestava al 28,2%”.
Nel testo viene anche rilevato che le pressioni inflazionistiche stanno avendo un impatto significativo sul potere d’acquisto dei salari.

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