Reddito di cittadinanza: Luppi (sociologo), “nella pandemia è stata una risorsa, una rete sociale per gli italiani”

“Il Reddito di cittadinanza è stato una risorsa” che, considerata la pandemia, “è caduta nel momento migliore come rete sociale di ultima istanza per la popolazione italiana” visto che “la povertà assoluta era già elevata prima della pandemia, con un trend di crescita fino a poco prima dell’inserimento di misure di contrasto alla povertà”. Lo afferma Matteo Luppi, sociologo dell’Università di Trento e collaboratore di Caritas Italiana e dell’Inapp, in un’intervista al Sir nella quale commenta i dati diffusi ieri dall’Inps nel suo “Osservatorio su Reddito e Pensione di cittadinanza” con statistiche aggiornate a fine 2021. Nel corso dello scorso anno, i nuclei percettori di Reddito di cittadinanza sono stati oltre 1,59 milioni, mentre quelli percettori di Pensione di cittadinanza sono stati 169mila, per un totale di oltre 1,76 milioni di nuclei e quasi 3,94 milioni di persone coinvolte. L’importo medio è stato di circa 546 euro. Dal marzo 2019, mese in cui la misura è entrata in vigore, anche se le domande sono andate diminuendo è progressivamente aumentato il numero di nuclei percettori e, quindi, di persone beneficiarie che sono passate dai 2,7 milioni del primo anno ai circa 4 milioni dello scorso. “La pandemia è stata ovviamente un fattore di accelerazione sull’accesso alla misura”, conferma Luppi, aggiungendo che l’emergenza sanitaria “ha azzoppato quella che era l’implementazione dei servizi previsti dalla misura. Combattere la povertà attraverso politiche attive del lavoro richiede un forte ruolo di coordinamento e interpolazione a livello territoriale tra enti preposti”. “L’esplosione di domande ai centri per l’impiego, la pandemia e i suoi effetti – prosegue – hanno reso difficile la gestione e, qui, credo che il RdC abbia mostrato una delle sue principali limitazioni”. Rispetto a quanti italiani percepiranno nel prossimo futuro il Reddito di cittadinanza, Luppi conclude: “È prevedibile che ci sia ancora una crescita del numero dei beneficiari, anche trainato dall’effetto cumulativo, e che progressivamente andrà ad appiattirsi e si arriverà ad una sorta di regime, da qui a due anni presumo”.

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