Bambino ebreo aggredito: Santerini (coordinatrice nazionale antisemitismo), “ostilità sommersa che riemerge nella rabbia dei giovanissimi”

“La vicenda del bambino aggredito a Livorno mostra come ci sia un’ostilità sommersa che riemerge nella rabbia dei giovanissimi, che hanno assorbito l’insegnamento del disprezzo della cultura corrente. Siamo impegnati ad agire in questi ambienti mostrando come i pregiudizi, che riteniamo normali e inoffensivi, creino questo odio”. È quanto assicura Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio, riguardo alla vicenda del bambino di 12 anni insultato, preso a calci e colpito da sputi perché ebreo da due ragazzine di 15 anni in un parco di Campiglia Marittima (Livorno). “L’antisemitismo oggi in Italia – dice – è in crescita ma il problema non è tanto quantitativo quanto il fatto che il fenomeno sia più diffuso, visibile e normalizzato. Si nasconde soprattutto dietro la distorsione dell’Olocausto. Tutte quelle manifestazioni di disprezzo e derisione come pure quei fenomeni di minimizzazione, che abbiamo visto nelle proteste dei no vax, nascondono un chiaro archetipo di stampo antisemita”. Da quando, nel 2020, il governo ha istituito questo ufficio, sono stati avviati e realizzati progetti a tutto campo per “promuovere e potenziare le attività di prevenzione e lotta contro l’antisemitismo”. “Abbiamo pubblicato la settimana scorsa – ci tiene a far sapere la Santerini – sul sito del governo – noantisemitismo.governo.it – la Strategia nazionale per la lotta contro l’antisemitismo. Nel documento è possibile trovare tutte le indicazioni alle istituzioni, alla scuola, al mondo dello sport, alla politica e al governo. Alcune di queste indicazioni sono già state attuate come le Linee guida contro l’antisemitismo nella scuola e la campagna di Google. È la prima volta che l’Italia si è data una strategia. Chiama tutti a fare la propria parte. Questa battaglia la si può vincere solo insieme e lavorando a più livelli”. La coordinatrice si rivolge poi ai ragazzi. “Sono cresciuti in una Europa libera. Pensano che l’antisemitismo non sia un problema, che non può più accadere. Non si sentono antisemiti. In realtà quando coltivano pregiudizi, stereotipi, disprezzo e derisione, stanno facilitando quei processi che portarono alla Shoah. È l’antisemitismo light, fatto di stereotipi come ‘il potere finanziario è nelle loro mani’, ‘ci sono sempre loro dietro’, ‘devi bruciare nei forni’, oppure la foto di Anna Frank sulla maglietta della squadra avversaria. Ecco, queste cose ai ragazzi sembrano innocue ma non lo sono affatto. Sono il motivo per cui la gente perbene prese le distanze dalla sorte degli ebrei”. Insomma, con la memoria storica non si gioca perché “quando ci tieni a dei valori e qui ci sono in ballo i valori dell’uguaglianza, del diritto alla vita, la non discriminazione, bisogna fare sul serio”.

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