Siria: Monastero Deir Mar Musa, “amiamo i musulmani in nome di Cristo, così come li ama Lui”

I monaci e le monache di Deir Mar Musa rinnovano la loro consacrazione monastica “sulla base delle nostre tre priorità: preghiera, lavoro manuale e ospitalità” essendo sempre “attirati nell’orizzonte dell’armonia, dell’amicizia e della stima reciproca con l’islam e i musulmani, che noi amiamo nel nome di Cristo, così come li ama Lui”. È quanto contiene la lettera di Natale dei membri della comunità monastica di Deir Mar Musa, fondata in Siria dal gesuita romano Paolo Dall’Oglio, scomparso nel luglio del 2013 mentre si trovava a Raqqa, a quel tempo roccaforte delle milizie jihadiste dello Stato Islamico (Daesh). “Nel 2021 – si legge nel testo ripreso da Fides – la cosa più importante vissuta in forma comunitaria è stata il Capitolo”, la riunione annuale di tutta la Comunità svoltosi nel monastero “casa madre” di Mar Musa, dal 18 maggio al 4 giugno. Il capitolo – si legge nella lettera – “è stato molto più di un semplice appuntamento annuale di routine; è stata un’importante e articolata tappa nella storia del nostro nascente ordine, quasi un evento fondatore, durante il quale noi abbiamo ri-orientato la nostra piccola ‘barca’ verso il porto di salvezza”. Nel riconoscimento delle proprie debolezze e dei propri limiti, i monaci e le monache di Deir Mar Musa hanno anche trovato spazio “per una revisione trasparente e schietta, anche se talvolta dolorosa, delle nostre relazioni personali, precedentemente tese per molte ragioni; questo ci ha permesso di ridare fiducia gli uni agli altri e ricevere in noi la fiducia di Dio Onnipotente”. Nel Capitolo, i monaci e le monache hanno potuto riconsiderare insieme anche il loro rapporto “con la Chiesa universale e locale, e con i cristiani orientali, sia quelli che sono rimasti in Medio Oriente, sia quelli emigrati ai quattro angoli della terra. Abbiamo riflettuto a lungo – si legge nella lettera – sull’eredità spirituale consegnataci dal fondatore della nostra comunità, padre Paolo Dall’Oglio, e su come far fruttificare il nostro carisma per il dialogo religioso e in modo speciale con l’Islam; abbiamo cercato di esaminare le emergenze a cui è chiamata la Chiesa, con i suoi punti di forza e di debolezza. In breve, qual è la volontà di Dio nella nostra vita in questo momento storico”. Durante il capitolo, è stato eletto come nuovo abate della comunità padre Jihad Youssef mentre come amministratore e vice-superiore è stato scelto padre Jacques Mourad, il monaco che nel 2015 fu sequestrato e tenuto per lunghi mesi in ostaggio da miliziani jihadisti del sedicente Stato Islamico. Nella lettera vengono offerti dettagli sulla vita comunitaria e sulle tante iniziative e opere di carità, come gli aiuti economici a decine di studenti universitari di Homs e Damasco, la scuola di musica, i corsi di lingue e di alfabetizzazione, o l’asilo di l’asilo al-Qalamoun di Nebek.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa