Vittime mafia: don Ciotti (Libera) ai giovani, “il contrasto alle organizzazioni criminali prima che repressivo dev’essere sociale, educativo e culturale”

Il 21 marzo, “Giornata della memoria e dell’impegno”, “è una tappa – certo importante, di alto valore simbolico – di un percorso quotidiano, segmento di un cammino che sin dalla nascita di Libera, venticinque anni fa, è scandito da tre ingredienti fondamentali: la continuità, la corresponsabilità, la condivisione. Più che mai è vero quest’anno, costretti come siamo a rimandare l’incontro con Palermo e la Sicilia – terra a cui ci lega affetto e riconoscenza – per i noti motivi legati all’emergenza sanitaria nazionale”. Lo sottolinea don Luigi Ciotti, presidente di Libera, in una lettera ai giovani – pubblicata sul sito di Libera -, dopo il rinvio della Giornata per l’emergenza coronavirus. “L’incontro è però solo rinviato a ottobre, per la precisione ai giorni 23 e 24, fermo restando che essendo il 21 marzo data segnata nelle coscienze prima che nei calendari, anche quest’anno sarà per tutti noi occasione di riflessione e approfondimento. Sì, perché mai come in questo frangente storico – evidenzia don Ciotti -, nonostante il grande impegno di magistratura e forze di polizia, le mafie sono forti e potenti. Potenti perché insediate in un sistema economico-finanziario che, se non criminale, è criminogeno, e che, se non ha accolto le mafie, non ha fatto certo nulla per impedirne l’accesso, in un intreccio di omissioni, ‘distrazioni’ e complicità”. Ed ecco non solo le “zone grigie” ma “l’osmosi che si è creata fra legale e illegale: da un lato mafie in ‘guanti bianchi’, flessibili, reticolari, imprenditrici e sempre più globali, dall’altro la corruzione e la ‘mafiosizzazione’ di vaste parti di società e dei poteri che le rappresentano”.
“È evidente allora – prosegue il presidente di Libera – che la lotta alle mafie ha bisogno non solo di un maggiore impegno ma di un nuovo paradigma, preso atto che un paradigma non è uno ‘schema’ ma una sintesi sempre aperta e mobile di un modo d’essere e di vivere l’impegno, dettato da nuove e più profonde consapevolezze”.
Ecco perché quest’imprevisto ma necessario rinvio della “Giornata” di Palermo “può e deve essere vissuto come un’occasione. Per continuare nel nostro cammino con maggiore determinazione nella consapevolezza che il contrasto alle organizzazioni criminali prima che repressivo dev’essere sociale, educativo e culturale, a cominciare dalle scuole di cui molti di voi rappresentano un prezioso patrimonio e dalla conoscenza di cui tutti voi siete affamati. Ma continua, il nostro cammino, anche nella convinzione che c’è una cosa, nel corso degli anni, che deve restare invece immutata: lo sforzo di camminare insieme, di unire le forze, di essere un ‘noi’ non solo di nome ma di fatto, un ‘noi’ consapevole e solidale”.

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