Esercizi spirituali Ariccia: p. Bovati, “i discepoli non restano prigionieri nel loro piccolo ovile, portano la grazia nel mondo”

Ph. Vatican News

“Cristo è presente dove i discepoli obbediscono al suo mandato, non restando prigionieri nel loro piccolo ovile, ma andando a portare l’irraggiamento della grazia nel mondo. Un compito sovrumano, affidato a uomini che hanno fatto esperienza della loro fragilità”. Lo ha detto oggi padre Pietro Bovati, predicatore degli esercizi spirituali alla Curia romana per la Quaresima, nella nona e ultima meditazione nella Casa Divin Maestro di Ariccia. “La presenza di Dio”, il tema affrontato dal segretario della Pontificia commissione biblica a chiusura di questo itinerario settimanale che era iniziato nel pomeriggio di domenica scorsa, 1° marzo. Ispirandosi a letture tratte dal capitolo 33 del libro dell’Esodo (7-17), dal Vangelo di Matteo (28, 16-20) e dal Salmo 90, il predicatore ha esordito sottolineando che “il Signore è presente nella nostra vita, è l’Emmanuele per noi, e ci accompagna nel nostro cammino”. Il focus è stato l’importanza del discernimento: “Non sono certo i criteri mondani di amicizia, simpatia, affinità culturale o quant’altro, né una semplice considerazione di qualità oggettive nel campo intellettuale o pratico che assicurano competenza, efficienza, affidabilità”. Ma – ha spiegato padre Bovati – “tutto ciò va sottoposto a un’intuizione spirituale di ordine profetico che sappia riconoscere ciò che Dio vuole, ciò che Dio ha già posto in una determinata persona, magari anche a sua insaputa, perché sia preparata al compito che il Signore le affiderà”. Dal predicatore una raccomandazione: “Non basta la conoscenza teorica o una competenza nelle scienze teologiche”. “È necessario un dono spirituale, non comunicato una volta per sempre, ma ‘distillato’ giorno dopo giorno per aiutare le persone a scegliere la via che è stata indicata, per aiutare il pastore a condurre sulle vie buone”. Dunque, si tratta di “un dono spirituale e come tale è intrinsecamente amoroso, non si presenta come la pretesa del dotto, del competente, che sa sempre tutto”, ma è “la consapevolezza utile del discepolo che è stato istruito dal Signore”.

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