Lavoro: Acli, “lavoro povero è prerogativa femminile: il 68% delle lavoratrici precarie non supera i 15mila euro”

“In Italia esiste una condizione di disparità tra uomini e donne nella sfera lavorativa ed economica”. Chiara Volpato, responsabile del Coordinamento Donne Acli, ha presentato in anteprima alcuni dati dell’indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca Iref-Acli sulla disparità di genere e salariale, durante la seconda giornata del 54° Incontro nazionale di Studi delle Acli che si sta svolgendo presso la Cittadella Pro Civitate ad Assisi. “Secondo i dati Eurostat, il divario retributivo di genere medio in Italia è del 5,5%, contro una media europea del 16,3%, ma c’è qualcosa che non torna tra il dato ufficiale e la realtà del mondo del lavoro, così come sperimentata da tante donne”, ha detto Volpato. Agli interrogativi suscitati da queste riflessioni il Coordinamento Nazionale Donne Acli in collaborazione con l’Area Lavoro delle Acli Nazionali ha tentato di rispondere attraverso un articolato percorso di ricerca. La ricerca ha beneficiato della possibilità di accedere alle banche dati del Caf Acli e del Patronato Acli, che ogni anno incontrano centinaia di migliaia di persone, garantendo loro servizi fondamentali. Dai dati Caf Acli (che tengono conto dei soli redditi da lavoro dipendente) emerge che il cosiddetto lavoro povero è prerogativa femminile: tra i lavoratori/trici saltuari/e coloro i quali hanno un reddito annuo complessivo fino a 15.000 euro sono il 68% tra le donne, percentuale che scende al 51,5% tra gli uomini. Ma anche tra i/le lavoratori/trici stabili i valori registrati per quella fascia di reddito sono rispettivamente del 24,6% contro il 7,8%.

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