Processo in Vaticano: Milanese, “coinvolto e strumentalizzato nell’affaire Londra perché amico del Papa”

“Mi sembrò di capire di essere stato coinvolto e strumentalizzato perché amico del Papa”. Lo ha detto Giuseppe Milanese, presidente della Cooperativa sociale Osa e vicepresidente Confcooperative Lazio, ascoltato come teste nel corso della 35ma udienza del processo in corso in Vaticano per gli investimenti finanziari della segreteria di Stato a Londra. A proposito della vicenda del Palazzo di Sloane Avenue, Milanese – secondo quanto ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani – ha dichiarato: “Mi duole averlo dovuto mettere in piazza, ma mi sembra di essere stato chiamato non come esperto, per la mia amicizia con il Papa”. Milanese ha anche reso noto di aver inviato in un’occasione anche un messaggio al sostituto della Segreteria di Stato, mons. Edgar Peña Parra, dicendo che non si capiva più “chi erano gli amici e chi i nemici”. “Il sostituto – ha spiegato – cercava di comprendere, era abbastanza preoccupato di una situazione di cui non si veniva a capo”. Durante l’interrogatorio odierno,  Milanese ha inoltre citato un’espressione usata da Renato Giovannini, vice rettore dell’Università Telematica Marconi, che ebbe un ruolo di “ponte” nella vicenda del palazzo londinese: “Abbiamo da una parte i cavalieri bianchi, che avevano una soluzione, e dall’altra i cavalieri neri, per i quali se fosse saltata l’operazione, il Vaticano avrebbe avuto danni importanti”. Nel corso dell’udienza, è stato ascoltato tra gli altri il cittadino statunitense Robert Lee Madsen, ottantenne, all’epoca responsabile degli investimenti finanziari all’Apsa. A proposito dell’indebitamento della Segreteria di Stato, Madsen ha dichiarato di aver consigliato “un piano di rientro”, facendo comunque presente di non avere “alcuna esperienza nel campo immobiliare”. Alla domanda del presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, su quali investimenti fossero stati esaminati,  Mandsen ha risposto di aver fatto presente che, “per fare un’analisi seria serviva tutto il quadro degli investimenti, un piano di consolidamento che non arrivò mai, tanto che fui anche cattivo con gli addetti dando loro degli incompetenti”. Interpellato dalle parti civili su uno stralcio del suo interrogatorio in cui aveva affermato che mons. Edgar Peña Parra era stato ingannato e che l’investimento di Londra era stato “un macello”, Madsen ha dichiarato: “Parlai con Peña Parra due volte e dissi che stava facendo uno sbaglio e che dove far valutare l’investimento non da chi aveva creato problemi, cioè da Tirabassi e Perlasca, ma da persone esterne e indipendenti”. “Il settore immobiliare – ha aggiunto – è un settore dove bisogna conoscere le regole del gioco, soprattutto in Inghilterra”. Alla domanda se avesse mai avuto contatti con il card. Angelo Becciu, il teste ha risposto: “Non ci ho mai parlato, non l’ho mai conosciuto”.

 

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