Povertà: Caritas Perugia, +25,7% le persone in gravi difficoltà non solo economiche. Il 30% del totale sono italiani

Nel 2020 c’è un forte aumento del numero dei richiedenti aiuto al Centro di ascolto della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve. Si passa da 1.039 nel 2019 a 1.306 (754 donne, 552 uomini), con una variazione del 25,7% in più. Contrariamente agli anni passati, l’aumento ha riguardato essenzialmente gli italiani (da 250 nel 2019 a 388 nel 2020, con un +55,2%), e in modo più contenuto gli stranieri (da 745 a 869: +16,6%). È quanto emerge dal VI Rapporto dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale, relativo all’anno 2020 e ai primi quattro mesi del 2021 e intitolato “Insieme nella cura”. Secondo la ricerca, presentata oggi, “gli italiani passano così da un quarto a circa il 30% del totale, pur se continua la netta prevalenza degli stranieri”. Di questi ultimi i primi dieci Paesi di provenienza sono: Marocco, Nigeria, Ecuador, Albania, Perù, Camerun, Romania, Costa d’Avorio, Algeria e Filippine. Significativo è anche il dato dei “passaggi” al Centro di ascolto diocesano (persone giunte in Caritas più di una volta in un anno), che raggiungono il numero considerevole di 3.070 (+15% rispetto al 2019). Sono persone, si legge in un comunicato, “con problematiche molto complesse non solo economiche, ma sanitarie, relazionali per assenza di reti parentali e amicali, burocratiche nell’espletamento di domande per l’accesso a prestazioni e servizi (anche per carenze di competenze digitali), di sovraindebitamento a seguito della mentalità comune “non ho denaro ma prendo il prestito”. Queste problematiche si sono accentuate con la pandemia e gli interventi Caritas per affrontarle, nel 2020, sono stati molteplici grazie ai suoi servizi attivi anche durante l’emergenza Covid-19, quali gli Empori della solidarietà (aumento di utenti proporzionato all’aumento delle donazioni), il Consultorio medico, le iniziative promosse dall’Area progetti e le attività di prossimità delle Caritas parrocchiali anch’esse aumentate nell’ultimo anno. Riguardo a queste realtà, denominate nel Rapporto “centri periferici” (52 censiti con 200 volontari), hanno registrato nel 2020 complessivamente 910 utenti rispetto ai 604 dell’anno precedente.

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