Perù: presidenziali, Castillo avanti di 70mila voti. Ferrari (Javeriana) al Sir, “governare a Lima sarà difficile, scelga ministri competenti e moderati”

L’annuncio ufficiale da parte dell’Onpe, l’Istituto elettorale peruviano, non è ancora arrivato. Mancano infatti due sezioni al completamento dello spoglio. Tuttavia appare certo che, al netto di eventuali contestazioni e ricontrolli, Pedro Castillo (Perù Libre) sarà il nuovo presidente del Perù. Ed egli stesso già nella serata di martedì si era proclamato vincitore pur senza ricevere il riconoscimento della vittoria da Keiko Fujimori, la sua avversaria giunta così al suo terzo ballottaggio perdente consecutivo.
A conclusione dello scrutinio i due avversari sono separati da circa 70mila voti e Castillo, primo presidente chiaramente di sinistra della storia recente del Paese, è accreditato al 50,2% dei voti.
“Ora però Castillo è atteso da una sfida molto difficile – dichiara al Sir l’economista italo-peruviano César Ferrari, docente all’Università Javeriana di Bogotá (Colombia), già presidente del Banco Central del Perù e funzionario del Fondo monetario internazionale in Africa -. A Lima avrà tutti contro e la destra non farà sconti. Ribadisco la mai analisi di qualche giorno fa. Il voto è stato un urlo disperato. Il modo in cui in tre mesi è emerso Castillo dice molto sull’attuale de-strutturazione della democrazia peruviana. Una persona senza partito, senza soldi, fino a qualche settimana fa senza profili social, ignorato dalla grande stampa riesce a conquistare in alcune regioni il 90 per cento dei voti”.
E ora bisogna governare: “La quantità di problemi politici ed economici è enorme. Penso che un ruolo importante lo potrà aver il partito di sinistra di Verónika Mendoza sconfitto al primo turno ma alleato al ballottaggio, che ha persone di maggiore competenza e più cultura di governo. L’unico consiglio che posso dare a Castillo è proprio quello di circondarsi di ministri competenti e moderati soprattutto in campo economico; penso non abbia altra scelta”.
L’economista invece non pare eccessivamente preoccupato del crollo di dieci punti della Borsa di Lima nel momento in cui Castillo passava in vantaggio nello scrutinio: “La Borsa di Lima è troppo piccola per provocare significative conseguenze sui mercati”.

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