Papa Francesco: “proteggere gli sfollati interni”, vittime principali della “crisi climatica”

“La parola solidarietà, al centro di questo evento, acquista un significato ancora maggiore in quest’epoca di crisi pandemica, una crisi che ha messo alla prova il mondo intero, sia i Paesi poveri che i Paesi ricchi”. Lo dice il Papa, in un messaggio – in spagnolo – inviato ai partecipanti all’Evento di Solidarietà promosso oggi in Costa Rica in occasione del 30° anniversario del Sistema de la Integración Centroamericana. “In questi ultimi mesi di pandemia, la regione centroamericana ha visto il deterioramento delle condizioni sociali che erano già precarie e complesse a causa di un sistema economico ingiusto”, l’analisi di Francesco. Le prime vittime della pandemia sono le famiglie, alla mercé di “situazioni altamente conflittuali e di non rapida soluzione: violenza domestica, femminicidi, bande armate, criminali, traffico di droga, abusi sessuali su minori”. Senza contare la crisi climatica che ha portato la mobilità umana “ad un fenomeno forzato di massa”, ostacolato dalla chiusura delle frontiere: “Molti sono stati costretti ad interrompere il cammino, senza possibilità di avanzare né di retrocedere”, fa notare il Papa. I migranti interni, inoltre, “non rientrano nel sistema internazionale di protezione in materia di rifugiati e quindi non godono della protezione adeguata”. Le migrazioni interne ed esterne, inoltre, provocano “un numero crescete di casi di tratta di esseri umani”, che è “una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, un delitto contro l’umanità”. Di qui l’appello della Santa Sede per “un impegno regionale comune, solido e coordinato, finalizzato a collocare la persona e la sua dignità al centro di qualsiasi esercizio politico”, in modo che ai migranti e ai rifugiati sia garantito “l’accesso ai servizi di base”. In particolare, Francesco lancia un appello affinché si adottino “meccanismi internazionali specifici che diano protezione concreta e riconoscano il dramma divenuto invisibile degli sfollati interni, relegati in secondo piano nelle agende politiche nazionali” e principali vittime della crisi climatica.

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