Giornata del sollievo: il 30 maggio perché se non si può guarire è sempre possibile alleviare il dolore. Messa al Policlinico Gemelli

Domenica 30 maggio si celebrerà la XX Giornata nazionale del sollievo, istituita nel 2001 con direttiva del presidente del Consiglio dei ministri per “promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo giovarsi di cure destinate alla guarigione”.
A promuoverla la Fondazione nazionale Gigi Ghirotti onlus (impegnata sin dal 1975 per una cura più umana e rispettosa dei bisogni delle persone malate di tumore e dei loro familiari), il ministero della Salute, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome con il sostegno dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana.
Nel corso degli anni “il significato della Giornata è andato ampliandosi, abbracciando tutte le condizioni di malattia ed esistenziali che comportano sofferenza, pur mantenendo un posto di rilievo la fase terminale della vita”, spiega un comunicato. Pertanto la ricorrenza “si propone di risvegliare, in tutti e in modo duraturo, la sensibilità verso ciò che è concretamente possibile fare per portare sollievo a chi è nella prova del dolore”. Una Giornata dunque “a favore” del sollievo, inteso come “sospensione o affrancamento dalla sofferenza e dal dolore in chi è malato e nelle persone care. Il sollievo è sempre possibile, anche nei casi in cui la persona permanga nella condizione di malattia o sia giunta al termine della vita”, prosegue il comunicato, e può essere raggiunto grazie a nuovi e sempre più efficaci farmaci e terapie, ma anche “attraverso una cura umana fatta di attenzione, tenerezza, vicinanza, sostegno e amore”.
Come l’anno scorso, anche quest’anno il 30 maggio verrà celebrata una messa presso il Policlinico Gemelli di Roma, alla quale parteciperanno le persone ricoverate, i loro familiari e gli operatori sanitari.

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